Quindi con serenità mi avvio allo sportello bancario a compiere il mio dovere, anche perché questo è l'ultimo giorno utile per pagare, da domani scatterà la mora, capirà dobbiamo avere un minimo di regole se no ognuno fa quel che gli pare. Certo concordo, ma la lettera mi è arrivata ieri, devo andare oggi obtorto collo, pena la gogna onerosa. Mi cammello fino alla banca, quattro passi fanno sempre bene, e vedo subito un robusto signore che tenta di abbattere la porta a spallate, senza risultato. Non sembra un rapinatore, forse un piccolo imprenditore a cui hanno chiesto di rientrare. Mi avvicino cercando di aiutarlo, ma anch'io rimango bloccato, la porta è inequivocabilmente chiusa, anzi dentro è tutto spento. Poi l'illuminazione, in un angolo, anche se poco visibile, c'è un cartellino che avvisa che a causa dello sciopero di categoria, alcuni servizi potrebbero essere non fruibili oggi. Alla faccia, non c'è nessuno. Neanche un crumiro a pagarlo, devono avergliela fatta grossa ai bancari stavolta. Un altro arriva, legge, sbatte la cartellina nervosamente contro il vetro e comincia a lanciare invettive pesanti. Va be', bisogna aver pazienza, avranno le loro ragioni, ormai tutti si approfittano del dipendente, carne di porco da mandare al macello. In fondo che mi costa, due passi in più e vado alla posta.
Purtroppo deve essere il giorno sbagliato perché la fila arriva quasi vicino alla porta. Mi metto in attesa, non ci sono i numerini e quindi bisogna essere molto occhiuti ad evitare il sorpasso. Qualcuno mi guarda in cagnesco, sospettando manovre aggiranti. Tuttavia è la coda stessa ad essere fonte di negatività e di nervosismo. Qui tutti più o meno brontolano ed emanano rabbia da tutti i chackra, specialmente da quello all'altezza delle ascelle, anche perché in questo tardo ottobre fa un caldo della madonna e sono ormai tutti coperti come orsi in letargo. Comunque a poco a poco la coda va avanti e dopo circa un'oretta arrivo al mio sportello, già mal disposto a causa dell'occhio pollino tra il pondolo e il minolo (o mellino, beccatevi questa) sinistro che mi tormenta da anni e una leggera fittarella tra la 5° lombare e la prima sacrale, sintomo dell'arrivo della bassa pressione umida autunno-invernale, a forza di stare in piedi fermo. "Buon giorno devo pagare questi cinque F24, abbia pazienza". Gli occhi dell'addetta diventano di colpo vitrei. "Non so se sono capace. Comunque provo". La buona volontà innanzi tutto. "Sono quelli semplificati" tento, cercando di mettermi in buona luce. Nessuna risposta, ma le dita cominciano a ticchettare nervosamente sulla tastiera. Dietro di me, avendo capito che sarà una cosa lunga la folla comincia a rumoreggiare, mettendomi in soggezione. "Ma qui c'è un codice operazione che nel mio campo non ci sta" e mi guarda interrogativa.
Io cerco di far capire che non so che cosa sia il codice operazione. Viene chiamata una entità superiore che squadra foglio e monitor più volte, poi sentenza che il programma delle poste è diverso da quello dei comuni e che con quel tipo di F24 non si può pagare. Porgo la lettera di due comuni diversi che sentenziano come con quel modulo si possa pagare indifferentemente in banca alla posta. Inizia un muro contro muro, il classico dialogo tra sordi, in cui le voci cominciano ad alzarsi di tono. E' chiaro che non è un problema della posta , che tanto non ha il programma adatto, non è un problema della banca perché è chiusa e non è un problema del comune che comunque se non paghi oggi vuole la mora. Il problema è evidentemente solo mio, mi fa capire l'addetta anche piuttosto risentita dal fatto che questo fastidioso pensionato, rubasoldi allo stato, mentre lei in pensione non ci andrà mai, sia così duro di comprendonio da non togliersi dai piedi. Si capisce chiaramente che non dice "avanti un altro" perché le devono aver fatto dei corsi speciali di come trattare l'utente con cortesia. I suoi occhi incupiti però dicono chiaramente: Se non capisci... Questa volta mi sono decisamente irritato. Lo so ho sbagliato io, contraddicendo tutte le mie teorie filosofiche di pensiero taotista. Me ne scuso con tutti. Non lo farò più.
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