«Desideriamo riaffermare, come comunità cristiana, la necessità di opporsi alla produzione e allacommercializzazione di strumenti concepiti per la guerra. Ci riferiamo, in particolare, allaproblematica sorta recentemente sul nostro territorio piemontese relativa all’avviodell’assemblaggio finale di velivoli da combattimento da effettuarsi nel sito aeronautico di Cameri(Novara)». È questo, forse, il primo testo ufficiale contro gli F35. È la parte centrale del comunicatocongiunto diffuso da mons Tommaso Valentinetti (vescovo di Pescara-Penne e, al tempo, presidentedi Pax Christi) e da mons. Fernando Charrier (vescovo di Alessandria e delegato per la Pastoralesociale e del lavoro del Piemonte, morto nel 2011). Era il lontano 25 gennaio 2007. Da allora ne èpassata di acqua sotto i ponti, fino ad oggi.
Con la campagna “Taglia le ali alle armi” sono state raccolte migliaia di firme. Ci sono state diversemozioni presentate alla Camera e al Senato. C’è stata discussione. Il tema degli armamenti e inparticolare degli F35 è uscito dal “sommerso” ed è diventato un argomento più famigliare anchenella discussione di molti italiani. Addirittura il Consiglio Supremo di Difesa ha fatto un duro monito: «Il Parlamento non può porre veti al governo in tema di armi».
E nel mondo ecclesiale? Il testo sopra citato è stato sicuramente una tappa importante. Tra l’altro continuava: «Riteniamo che la produzione di armamenti non sia da considerare alla stregua di quella di beni economici qualsiasi (...). Abbiamo, quindi, la speranza che si arrivi ad un ripensamento». Quel ripensamento che sembra ancora lontano nelle parole del ministro della Difesa Mauro, il quale, subito dopo la votazione in Aula, a fine giugno, ha dichiarato, con un cinico gioco di parole: «Per amare la pace, bisogna armare la pace». Prontamente gli ha risposto, su twitter, mons. Giovanni Giudici, presidente di Pax Christi Italia e vescovo di Pavia: «#F35. Ministro Mauro: “Per amare la pace, armare la pace”. Una falsità storica, un’offesa all’intelligenza, dimenticate le radici cristiane». Un tweet che Pax Christi ha subito rilanciato, raccogliendo diverse adesioni soprattutto dal mondo missionario e dalla stessa Cimi (Conferenza istituti missionari in Italia). Mons Giudici era peraltro già intervenuto qualche giorno prima con un’intervista a Famiglia Cristiana: «Non comprendiamo come sia compatibile un caccia-bombardiere, che serve ad attaccare più che a difendersi, col ripudio della guerra dettato dalla Costituzione».
Giustamente, il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino, ha parlato del «vergognoso silenzio dei politici cattolici» in merito agli attacchi al papa dopo Lampedusa. Faccio mio quanto scrive, ritenendo che si adatti benissimo anche al tema delle armi, della guerra e della pace: «Quel
che più preoccupa, a testimonianza della loro insignificanza e sudditanza, è il silenzio dei politici cattolici della destra (dove sono i vari Lupi, Mauro, Gelmini, Formigoni?), così solerti nel correre in soccorso del loro leader-padrone Berlusconi, ma in vergognoso e imbarazzante silenzio di fronte
agli attacchi della destra a papa Francesco. Evidentemente, la disciplina di partito e l’attaccamento alle poltrone del potere valgono più del Vangelo e delle parole di verità e di amore verso i poveri e gli ultimi».
Nel 50° anniversario della Pacem in Terris questo silenzio è ancora più pesante. Se poi, invece del silenzio arrivano le parole, come quelle del ministro Mauro, allora è ancora più preoccupante. Mi ha inquietato il suo giocare con le parole «amare» e «armare». È un po’ come dire uccidere per amore!
Abbiamo già troppe persone che dicono di avere tanto amore per una donna e poi si armano e la uccidono.
È questo il modello a cui si ispira il ministro della Difesa pensando agli F35? La speranza però non muore. Come diceva Wangari Maathai, Nobel per la pace 2004: «Per ogni uomo che va alla guerra una donna cresce il mondo».
* Coordinatore nazionale Pax Christi
don Renato Sacco in “Adista” - Segni Nuovi – n. 27 del 20 luglio 2013