Diciamo pure che se per alcuni aspetti della trama questo volume può essere accostato alla più blasonata Lega di Moore e per alcune atmosfere ed elementi accessori all'Hellboy di Mignola (accostamenti comunque un po' forzati), la caratura del lavoro di Barbiere e Mooneyham non raggiunge gli stessi livelli qualitativi toccati dalle due potenziali muse ispiratrici.
Questa premessa non è qui per smontare il volume in questione che in realtà si rivela invece una lettura piacevole, semplicemente sposa la tesi che aspettative troppo alte possono rovinare il gusto di un buon racconto. Ma andiamo pure al sodo.
Fabian Gray è uno strano avventuriero, ladro e cacciatore di tesori, un uomo con un evento tragico nel suo passato al quale sta cercando con tutte le sue forze di porre rimedio. Nelle sue imprese è aiutato da un dono particolare, quello di poter attingere alle abilità di cinque personaggi storico/letterari che nella realtà di Fabian non sappiamo se siano realmente esistiti o meno. Da qui il titolo originale della (mini?)serie, Five ghosts, e l'accostamento alla Lega di Moore. Ma chi sono questi cinque bellimbusti? I loro nomi non vengono mai palesati ma sono, facilmente o meno, riconducibili a: Sherlock Holmes, Robin Hood, uno stregone che azzarderei a dire sia Merlino (chi altri?), un demone vampirico in odore di Dracula e un samurai che si rivela essere il meno riconoscibile di tutti. Tenendo conto che uno degli episodi della run successiva per ora inedita in Italia si intitola Legend of the Masamune, possiamo azzardare che questi sia il forgiatore di spade Masamune collocato dalla leggenda a cavallo tra il 1200 e il 1300.
La narrazione di Barbiere parte un po' in sordina per accelerare poi dal secondo episodio entrando a pieno titolo nell'ambito delle pulp novels d'avventura, un racconto dove si incrociano azione e magia, strani culti adoratori di bestie, nobili guerrieri, pietre portentose, scenari esotici, mezzi volanti e città perdute. E' proprio questa la caratteristica principale che rende questo primo arco narrativo di Fabian Gray piacevole da leggere (e la Cosmo non mancherà di presentarci il successivo, o almeno credo).
Ma anche l'occhio vuole la sua parte ed eccoci a parlare del lavoro di Chris Mooneyham. Questa volta un paragone lo azzardo io, il tratto corposo, il taglio di alcuni volti, le chine e in alcune tavole anche l'uso dei colori mi hanno ricordato molto lo stile di Klaus Janson. I disegni sposano alla perfezione le atmosfere evocate dal racconto, alcune splash page sono di grande effetto e moltissime sequenze davvero ben riuscite. Ho apprezzato molto l'apertura del terzo episodio con un'impostazione grafica molto pulp e una doppia tavola tutta da ammirare così come le sequenze in flashback con stili diversi da quello della narrazione portante.
La scelta della Cosmo di guardare anche al fumetto americano non potrà che aumentare il numero di buone pietanze sulla nostra tavola, ormai siamo a rischio indigestione.