FABIO BATTISTETTI, Into The Wood

Creato il 26 dicembre 2014 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Into The Wood è l’ultimo progetto del musicista e sound designer Fabio Battistetti, altrimenti conosciuto come Eniac. Questo lavoro non è solo musicale: si tratta di qualcosa di più ampio del suono, che inizia con la passione per i boschi e i rumori che vi si trovano. Per questa ragione il legno diventa il protagonista più adatto al quale rapportarsi in senso elettro-acustico, ma ancor prima in modo performativo. Into The Wood, infatti, scaturisce da una serie di azioni dal vivo, durante le quali l’artista si poneva all’interno di una struttura in legno che conteneva vari elementi naturali coi quali “generare dell’ambient”; il tutto veniva estrapolato e riconfigurato tramite microfoni, materiale elettronico e field-recordings, per ricreare l’atmosfera pacifica e misteriosa dei monti.

L’album Into The Wood è la testimonianza di quanto fatto in passato, un insieme di tracce che aiutano a compiere un viaggio ecologico ripido e riflessivo. L’inizio funge da portale elettrico verso il tema che ci interessa, ma il modo in cui quest’ultimo viene presentato è virtuale, come se stessimo ascoltando attraverso un dispositivo per la realtà aumentata. Non appena cominciamo a sentirci a nostro agio all’interno della sfera di Battistetti, parte “Larix Decidua”: è una traccia che confonde i sensi, perché introduce delle note simili a gocce che ci suggeriscono che quanto percepiamo non appartiene al mondo fisico, dato che le lacrime elettriche atterrano sulla superficie acustica rivelandone la matrice sintetica, spogliandola come pioggia che scioglie vernice fresca, un processo che svela degli spazi nuovi, ancora non toccati, che ci proiettano verso l’autunno psichedelico di “Leaves Fall”. Non è necessario trovare una continuità nell’album per godere dell’aria pura che rilascia, ogni traccia è di per sé espressione di una parte dei posti dove Battistetti si avventura per trovare i suoni adatti alla sua ricerca. Con lo scorrere del tempo l’elettronica diventa sempre più incombente, come una trasmutazione ritualistica della musica in componente fisica e tangibile, ma leggera ed eterea. La proiezione termina in una concreta trascendenza informatica della foresta, che alla fine appare più un ambiente virtuale che un selvaggio sentiero di piante.


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