Fabio Orecchini / Pane - Dismissione
Da Ellisse
E' già abbastanza inconsueto, nel panorama di una editoria piccola e
grande del tutto disinteressata alla poesia o in debito di ossigeno, che
un libro di versi, per quanto molto particolare, abbia due edizioni da
due diversi editori. Dismissione, lavoro di Fabio Orecchini che era già uscito per Polimata e che avevo brevemente presentato QUI, è stato riproposto quest'anno da Sossella, in una edizione però parecchio refurbished,
come direbbero gli americani. Migliorata, ristrutturata, arricchita,
oltre che da una nuova veste grafica e da una postfazione di Gabriele
Frasca (che bene fa il paio con quella scritta per l'altra edizione da
Andrea Inglese), anche da un'opera (o operetta) musicale, nel CD
allegato, del gruppo "Pane", un quintetto vocale e strumentale con cui
Orecchini collabora da tempo. Quindi si potrebbe dire che questo lavoro
ha una sua multimedialità, che però non è quella pelosa, cioè quella che
normalmente si usa come stampella spettacolare o per tappare le falle
del testo. Questa volta si può davvero parlare a buon titolo, più che
di un libro, di un'opera performativa che trascende l'usuale rapporto
tra autori e lettore (magari comodamente seduto nella sua poltrona)
poiché conquista innanzitutto una sua concreta dimensione di spazio
(quanto ne attraversa voce e musica alla velocità del suono) e di tempo
(nel senso di diacronia tra la parola scritta, quella che si scorre
sulla pagina e che magari si rimugina nella mente, e quella che una voce
- altra e diversa dalla nostra interiore di lettori - incarna e
riveste di passione, in questo caso politica e sociale). E dico
"incarna" non del tutto a caso perchè in questo libro/disco si
percepisce bene, senza troppi sforzi di immaginazione, una consistente
corporeità, una fisicità, anche di certe parole, cantate o scritte, che
hanno una loro massa, un "peso" che anche chi legge (ve ne renderete
conto) deve portare sulle braccia. Il peso di un dramma sociale e
politico (il lavoro che manca, il lavoro che uccide) che riguarda tutti
in questa nazione.
Nel suo breve saggetto dunque Frasca fa bene a richiamare l'attenzione
su quanto di questa poesia provenga da lontano, da una radice del fare
poesia, del modo di essere della poesia. E cioè quello nativo
di "un altro medium, il primo che liberò d'un tanto il linguaggio della
sua funzione informativa", che a partire dalla sua oralità che "ha
impedito alla poesia di ridursi a un sottoinsieme della letteratura
[...] riprogramma addirittura il corpo, gli orchestra i richiami, gli dà
una postura, una mimica, uno stare al mondo". Su questa fondamentale
radice si innesta il discorso di Orecchini (e dei Pane), il loro
linguaggio che è, nota ancora Frasca (giustamente) lirico poiché
"pretende una posizione-io da contrapporre a una comunità refrattaria
alle giovani generazioni che se ne rivestono". Se c'è una cosa da
sottolineare riguarda, qui in questo libro, la non acquiescenza verso
una poetica della crisi o modalità postmoderne in cui l'io è un fuscello
al vento che rappresenta, al massimo, sé stesso. La crisi non è più
quella novecentesca dell'individuo, ma quella collettiva che riporta
anche la cronaca di questi ultimi tempi e che sull'individuo, nella
carne stessa dell'individuo, si riverbera. E se il linguaggio talvolta è
franto, spezzato, disarticolato è perchè si sta rinnovando, sta
cercando le sue nuove strade per dire, i suoi nuovi sintagmi, forse la
sua nuova chimica, non è ad imitazione di un balbettio sconfitto. Quindi
questo libro non è un lamento, ma un urlo. Dismissione infatti
parla di una tragedia, anzi di una catastrofe industriale, del lavoro,
della salute, della disgregazione sociale e familiare che a quella
catastrofe si accompagna, la chiusura degli stabilimenti, il loro
smantellamento e - prima, contemporaneamente, dopo - lo smantellamento
chirurgico di chi ci ha lavorato rimettendoci i polmoni. E' però anche,
sotto una certa precisa prospettiva, un lamento, questo sì, il lamento
per la perdita di una "piccola patria", di una certa etica del lavoro.
La dismissione di una intera classe lavoratrice e la diaspora dei suoi
figli. Ma questo è già un altro discorso. Il valore di questo libro e
della musica che lo accompagna sta molto di più nel suo modo di essere
"personale", di essere una biografia e una storia, un verbale autoptico e
una narrazione. Di capitalizzare la rabbia e di farne oggetto di una
diversa bellezza. Di essere poesia fauve, poco "cortese", poco socievole. Ovvero, mi piace dirlo e vorrei che mi si capisse, finalmente "incivile". (g.c.)
Per un saggio dei testi e dei brani musicali rimando, oltre a quanto pubblicato a suo tempo (v. QUI), a ciò che è presente nel bel sito dedicato all'opera, che rappresenta a sua volta un unicum nella situazione editoriale attuale, una specie di apparato di corredo e sviluppo (v. QUI)
che può essere considerato a buon titolo una innovativa estensione
ipertestuale dell'opera stessa. In esso troverete note, recensioni,
video, foto, opere grafiche di Fabio Orecchini (le tragiche e
inquietanti Bocche), a dimostrazione del grande lavoro di "cantiere" - e di passione - che è stato questo libro.
Fabio Orecchini / Pane - Dismissione - Luca Sossella Editore 2014
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