§ Fabio Volo non ci arriverebbe §

Da Faith

E' inevitabile.

Come i problemi intestinali di ritorno da un viaggio estivo in Tunisia o in Marocco.

E' inevitabile soprattutto quando hai tra i tuoi contatti di Fb un mucchio di femmine. No, non perchè tu utilizzi Fb come un carnaio in cui rimorchiare lesbiche. No. Anzi, di lesbiche tra le tue amicizie se ne contano sulla punta delle dita e nessuna cui metteresti una mano addosso (forse una e mezza si, se ci penso bene  ).

Tra le mie amicizie ci sono un mucchio di femmine e naturalmente la maggior parte sono psicologhe, a vario stadio di cottura ed esaurimento, dal rosolare della triennale alla brace della specializzazione. E' statistica, che con questi soggetti in libera circolazione, giunga sulla mia bacheca di Fb, come una cacca di piccione sulla macchina appena lavata, LA FRASE DI FABIO VOLO.

Sulla mia bacheca in genere si trovano foto di femmine in pose da pecora e articoli curiosi di giornale. Al momento nell'ordine si trova un link dove si invita a mandare la gente affanculo, una citazione di Alda Merini, un fantastico video alla Favorita di Palermo, dove si vede allo stadio un falso invalido che preso dall'euforia del gol si alza dalla sedia a rotelle e tutti intorno gridano  - U PALERMO FACI U MIRACOLO! - , mie foto del matrimonio di Mel&Giò, la storia dello stadio della triestina, dove il patron per risparmiare farà montare delle sagome al posto dei tifosi, una ricerca su quanto i capelli si stressino appresso al padrone.

Detto ciò, si capirà che nel bel mezzo di tutto questo, la seguente frase:

<<Voglio usare i pennarelli per poi avere tutte le dita piene di piccole striscette colorate.Voglio rubare la merenda ai grandi.Voglio credere che il mio soldatino si sposti all'ultimo momento e schivi il proiettile>>

ecc...ecc... poco c'entra [non mi firo nemmeno di copiarla tutta tanto è lo stucco].

Solo che ora mi sento ispirata, inebriata dal talento dello scrittore esistenzialista e profondo, mi sento pervasa dell'energia mistica del centrino all'uncinetto, mi sento baciata dal sole della letteratura, sento il bisogno di abbeverarmi al calice della sacra opera d'arte.

E quindi anche io sto per scrivere una cosa stucchevole. E ho deciso anche un argomento formidabile.

Le ACCA.

E non volevo parlare mica di tutte le acca, no, perchè questo avrebbe fatto di me una scrittrice generalista. Volevo parlarvi della più sfigata delle acca. Volevo parlarvi dell'acca muta. Di quella insignificante lettera che c'è ma nessuno pronuncia. Di quel segno grafico che così com'è disegnato, sembra semplicemente un ubriacone, con la sua mazza verticale che regge un panzone da birraiolo tedesco. Quelle acca che quando qualcuno pronuncia lo fa solo per prendere in giro l'ansimare delle pornoattrici, aspirando intorno a ogni vocale possibile.

Che vita, per le acca. Che quando sono maiuscole, H , semplicemente rappresentano l'equidistanza eterna e infinita di due rette parallele. Che si incontrano all'infinito. Vi rendete conto? Si incontrano all'infinito, bel paradosso da insegnare a scrivere a un bambino di prima elementare!

Le acca fanno proprio una vita di merda, perchè si sobbarcano la pigrizia di altre lettere che se messe vicine farebbero solo pasticci o intenderebbero tutt'altro. Le acca sono il paziente designato, sono destinate ad ammalarsi, per questo sfogano tutto sul cibo e sulla birra e poi salta fuori quella pancia!

Per questo, credo, che le acca non siano un bell'esempio. Instillano sin dall'infanzia le fondamenta per gli spunti paranoici, del qualcuno c'è, anche se non lo sento, che da adulto diventerà: qualcuno mi osserva, ne sono sicuro, fino al caso peggiore, quando si crede di vedere cose inesistenti che ci parlano. Ma dopo aver conosciuto le acca, come si può credere che ciò sia impossibile?

Sono però sadica, non si deve buttare la croce addosso alle povere acca.

Pensateci.

L'unica acca che parla in quanto tale è questa:


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