Fables è senza ombra di dubbio LA serie Vertigo del momento e lo è da parecchio tempo. A metà strada tra una telenovela e un romanzo epic-fantasy corale, ha il forte pregio di essersi imposto come un appuntamento fisso tra le letture più interessanti.
Fables è anche un caso esemplare di come sia cambiato il mondo Vertigo negli ultimi vent’anni. Fables è molto, molto lontano dal triumvirato storico composto da Sandman, Helleblazer e Preacher. Non ne ha la cattiveria. O meglio, concepisce il concetto di cattiveria in un modo completamente diverso.
Se in Hellblazer Ennis e Ellis prendevano a cazzotti l’anima del lettore creando raramente empatia con il personaggio, in Fables (ad esempio con le vicende di Biancaneve) Willingham affeziona chi sfoglia le pagine a chi vi è ritratto sopra.
Mentre in Sandman, era totalmente impossibile emettere un giudizio morale su uno degli Eterni, dal più lineare a quello più complesso, in Fables Willingham disegna personaggi interessanti ma facilmente collocabili in uno dei due lati del binomio buono/cattivo. Se sia questo un limite dell’autore o una scelta è arduo dirlo, dovendo tenere conto che tentativi, futili a dire il vero, di introdurre personaggi non facilmente definibili a livello caratteriale (come ad esempio Geppetto o Il Signore del Nord) sono finiti con un ridimensionamento dell’importanza di tale personaggi o con la loro scomparsa dalla serie.
Esistono certamente evoluzioni caratteriali, come quelle del Principe Azzurro o di Rosa Rossa, ma sono univoche, cioè tendono da un punto A (Egoistica immaturità) ad un punto B (Consapevole maturità). Inoltre queste crescite interiori appaiono spesso strumentali alla narrazione e quindi a volte, forzate.
Insomma, l’autore racconta le vicende di un gruppo di eroi. Gli eroi delle Fiabe. Provati dagli anni dell’esilio, certo. Stanchi delle innumerevoli battaglie e pronti a scelte a volte moralmente discutibili, ma comunque eroi. E nei fumetti, tra il concetto di eroe e quello di supereroe il passo è breve.
La Vertigo che era nata come un’etichetta destinata a proporre storie che si staccassero in maniera netta dal mondo dei supereroi, con Fables tradisce un po’ le sue origini, riuscendo tuttavia a offrire ai lettori scenari narrativi dalla bellezza e dal potere evocativo unico rispetto l’attuale produzione fumettistica mondale.
Una vittoria di Pirro? Assolutamente no. Non si arriva oltre i cento numeri con le mezze vittorie. Fables mantiene ciò che promette. Intrattenimento. Se cercate storie che vi sconvolgano e vi tolgano il sonno come faceva lo Swamp Thing di Alan Moore o il Preacher di Ennis…bè, dovrete cercare tra gli altri titoli Vertigo.
È da sottolineare il merito di Willingham per l’intuizione geniale da cui trae spunto Fables: tutte le fiabe, di ogni tempo e di ogni luogo possono interagire tra di loro. Ci sono vicende precedenti e successive a quelle che i fratelli Grimm e colleghi hanno raccontato. Vicende che spesso portano i vari personaggi provenienti dagli scenari e reami più lontani ad incontrarsi, conoscersi, amarsi e odiarsi. Questo mette a disposizione dello scrittore infiniti contesti , infinite possibilità di interazione.
Certo, viene da chiedersi quanto Fables sia debitore, sotto questo punto di vista, della Lega degli Straordinari Gentleman di Alan Moore, che qualche anno primo aveva introdotto il concetto di coesistenza di una moltitudine di personaggi letterari in un unico universo narrativo.
Insomma, non è la mancanza di spunti o il sopraggiungere della noia il nemico che questa serie deve temere. Piuttosto vi è sicuramente un problema di continuty (come nelle migliori saghe supereroistiche).
Non si può iniziare a leggere Fables dal primo volume che si trova in libreria. Troppi i retroscena e le sottotrame che si sviluppano incessantemente da un volume all’altro. Troppi e fortemente caratterizzati i personaggi. Sarà per questo motivo che la Lion, attuale editore della serie, ha inaugurato una collana di ristampe deluxe dei primi volumi, di cui il primo volume è già disponibile e il secondo da poco annunciato.
Infine, va posto l’accento su un elemento che ha sicuramente contribuito al successo di questa serie: le pittoriche copertine di James Jean e Joao Ruas. Un libro non si giudica dalla copertina nella stessa misura in cui l’abito non fa il monaco, ma nell’affollatissimo scaffale del fumetto mainstream (per quanto sia strano parlare di una serie Vertigo in un contesto mainstream) una cover capace di far torcere il collo di 360° come nella migliore tradizione “esorcistica” ha una sua valenza significativa.
Se chi ben comincia è a metà dell’opera, non si potrebbe cominciare con una copertina migliore.
Abbiamo parlato di:
Fables #17 – L’eredità del vento
Bill Willingham, Mark Buckingham, P. Craig Russell, Rick Leonardi, Adam Hughes
RW – Lion, 2012
144 pagine, brossurato, colore – 12,95 €
ISBN: 9788866912743
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