ROMA – La faccenda di Fabrizio Corona, condannato a 5 anni di carcere per estorsione aggravata e trattamento illecito di dati personali per aver preteso dal calciatore David Trezeguet 25 mila euro per non pubblicare delle foto che lo ritraevano, sembra non avere fine (almeno per quanto riguarda le chiacchiere e il gossip).
Ora ci si è messa anche la madre di Fabrizio Corona a lanciare appelli in tv. Negli studi di “Verissimo” ha infatti “scomodato” anche il presidente della Repubblica, dicendo: “Chiedo al presidente Napolitano, che stimo tantissimo, e a tutte le forze politiche che aiutino mio figlio a venir fuori da questa situazione ignobile”. “Chiedo – ha aggiunto – che mio figlio paghi solo per quello che ha commesso, non per ciò che non ha commesso”.
Poi, ha continuato: “È una sentenza ingiusta e paradossale, dettata probabilmente da un giudizio di tipo morale che i magistrati hanno voluto dare a mio figlio. Purtroppo – ha proseguito – Fabrizio è vittima di un sistema che non funziona. Al momento pare che serva come capro espiatorio per placare la rabbia degli italiani nei confronti delle ingiustizie che accadono in questo paese. C’è un accanimento nei confronti del personaggio che Fabrizio ha voluto creare. Ma, mi sento di dire che Fabrizio non è un criminale e non lo sarà mai. Ha commesso dei reati, (per i quali è giusto che paghi), ma è anche, e ribadisco anche, una persona perbene. Negli ultimi due anni ha pagato debiti e avviato un’attività che funziona benissimo e di cui io sono orgogliosa”.
Fabrizio avrebbe bisogno di una detenzione alternativa – ha affermato – . Il carcere ha già peggiorato il suo disturbo della personalità (Corona soffre di depressione monopolare, ndr). “L’altra volta, quando è uscito dal carcere ha iniziato a commettere alcuni reati, perché lì ha conosciuto i delinquenti veri”.
“In galera peggiorerà la sua situazione umana e psicologica”, ha osservato.
Riguardo alla fuga di Corona in Portogallo, la signora Gabriella ha sottolineato: “Fabrizio è un uomo d’onore siciliano e non sarebbe mai scappato, sottraendosi alle sue responsabilità, come non avrebbe mai pianto, perché un uomo d’onore siciliano non piange mai. Il suo è stato un colpo di testa dettato dalla paura, perché non si aspettava questa sentenza. Non aveva programmato nessuna fuga, altrimenti me l’avrebbe detto”.
“La prima volta che mi ha chiamato ha voluto subito rassicurarmi sulle sue condizioni di salute. Poi, nelle altre conversazioni telefoniche, l’ho sentito sempre più angosciato e agitato perché aveva paura che nelle carceri italiane potessero fargli del male. Temeva per la sua incolumità”, ha poi concluso.