Antonio è di Nicosia, un piccolo paese dalle parti di Enna, nel bel mezzo dell’entroterra siculo: «A quattordici anni ho cominciato a fare aerografie e a diciotto ho comprato il mio primo kit per fare i tatuaggi». La passione per la grafica nasce da là, «dall’amore per i colori in tutte le loro forme e manifestazioni. L’accostamento delle tonalità è stato un mio grande amore sin da piccolo, e ho deciso di farlo diventare una professione, con un po’ d’impegno».
Ci racconta che tutto è nato «dalla sala per la verniciatura di mio padre, che fa il falegname. Passavo un sacco di tempo a giocare con le vernici, a imparare come usarle per ottenere i risultati migliori». Poi, dopo aver ridipinto i caschi dei suoi amici, o i loro motorini, «ho scoperto che potevo migliorare imparando a usare l’aerografo, per questo, a sedici anni, sono andato a fare un corso di formazione a Genova». Un adolescente con le idee chiare che, dopo la scuola – ha frequentato il Liceo Scientifico, si chiudeva in garage per dipingere sulle carrozzerie delle moto.
I tatuaggi sono arrivati in seguito, giacché l’attrezzatura per imparare è costosa e il tempo necessario a fare i primi tentativi sulla pelle artificiale è tanto. «A diciott’anni ho deciso che avevo bisogno di qualcuno che m’insegnasse, così sono andato a fare pratica in uno studio di tatuatori di Sant’Agata di Militello, in provincia di Messina. Adesso sono indipendente, ho ottenuto l’abilitazione dall’ASL e ho adibito a studio, adeguandolo alle norme igieniche, la stanza di mia sorella, che nel frattempo è andata a vivere da sola».
Prima erano gli amici, poi la voce si è diffusa e l’amore per i tattoo si è trasformato in un vero e proprio lavoro. Da presentare magari con un sito internet. A questo punto della storia entra in ballo l’Accademia Euromediterranea, che Antonio ha conosciuto grazie al suggerimento di un altro dei nostri studenti, Filippo Fiscella, «che mi ha convinto del fatto che iscrivermi in questa scuola mi avrebbe aiutato molto più delle decine di tutorial trovati sul web. E così è stato».
Gli chiediamo che piani ha per il futuro, e risponde sicuro: «Londra. O la Spagna. Non tantissimo, almeno tre mesi, per capire come funziona il mondo fuori dall’Italia».
http://bit.ly/hTEycG«»