oggi mi rivolgo a voi per coinvolgervi in una specie di gioco-esperimento e sarò ben felice se vorrete invitare anche altre a partecipare.
E' un esercizio che unisce l'immaginazione, i ricordi, le sensazioni e (perché no?) anche i desideri.Mi rivolgo alle già-mamme solo perché sono passate per quell'oceano emotivo della maternità, la prima in particolare, quella che ha stravolto completamente i rapporti tra i membri della famiglia per far spazio, fisico ma soprattutto relazionale, ad un nuovo arrivato. Ciò non toglie che possano partecipare anche le future mamme, soprattutto per quello che concerne la seconda parte del gioco.
Le regole sono queste:
- prendetevi 5 minuti di tempo per voi (lo so, già questo potrebbe essere un miracolo per qualcuna!) e munitevi di carta e penna e di una sedia comoda su cui sedervi;
- immaginate il momento esatto in cui avete abbracciato per la prima volta il vostro PRIMO figlio: scrivete su un foglio di getto le emozioni, le sensazioni e le immagini che avete provato. Usate singole parole, non frasi (es. gioia, paura, oceano....). Non è importante che ne scriviate molte né che abbiano una coerenza. Non pensateci più di tanto, scrivete di getto, dalla pancia.
- Ora immaginatevi le prime ore/giorni con il vostro bambino a casa. Ripetete l'esercizio precedente: scrivete le parole che questa immagine vi suscita.
- Provate a scrivere i bisogni che avevate in quei giorni: essere aiutata, essere ascoltata... Questa volta potete scrivere frasi più lunghe.
- Infine l'ultimo sforzo: se ci fosse stato un luogo virtuale o reale a cui aveste potuto rivolgervi per ricevere sostegno, quali opportunità/aiuti/servizi avreste voluto trovare?
Immagine presa da qui
Perché dovreste rispondere a tutte queste domande? Ho anticipato qualcosa qui: sto creando un progetto, virtuale e fisico, allo scopo di aiutare le neo-mamme ad affrontare con una maggiore serenità il periodo FISIOLOGICO di incertezza che le attanaglia, in grado più o meno ampio, subito dopo il parto.Non si parla di depressione post-partum, intesa come patologia, da cui è più difficile uscire e che richiede molto spesso l'intervento di professionisti in campo medico.Il mio scopo è lanciare un salvagente in quell'oceano emotivo, in via preventiva, per evitare che la nave su cui siamo salite non si schianti contro un iceberg non completamente visibile in superficie... Perché, se trascuriamo troppo la possibilità che questo incidente si verifichi, l'impatto potrebbe essere più difficile da evitare e soprattutto saranno necessari interventi profondi per evitare il naufragio.Ho molte idee in testa, sulla base sia della mia esperienza che degli studi che sto facendo, ma magari rischio di trascurare qualcosa di importante e voi potreste aiutarmi a capire cosa sto tralasciando...
Se vi va di partecipare sarò davvero felice perché, ancora una volta, vedrò confermarsi la mia opinione del web: fare rete non è solo un modo per svagarsi ma anche una strategia importante per aiutarsi e sostenersi.