Facciamola finita (2013)

Creato il 06 agosto 2013 da Silente
USA, colore, 107 minuti  Regia: Seth Rogen, Evan Goldberg  Sceneggiatura: Seth Rogen, Evan Goldberg 
La nuova commedia americana è tutta qui, e si potrebbe definire l’esordio registico di Seth Rogen ed Evan Goldberg un po’ come la summa della comicità scurrile ma in fondo sensibile e amara che il guru Judd Apatow sta predicando, almeno in questi binari ormai ben delineati, da una buona quindicina d’anni – e non è tanto per un discorso che riguardi oggettivamente la farsa in sé, l’ironia sboccata, l’uso insistito e variopinto della volgarità che nasconde ma lascia intravedere quell’amarognolo, quella triste dolcezza di chi non vuole crescere e si ritrova a fare i conti con i proprio (in)successi, ma proprio per il fattore metacinematografico sfruttato da Rogen e Goldberg, sicuramente i maggiori e i migliori della crew nonostante una certa ripetitività negli anni, per dare senso e struttura a una pellicola che, tra le altre cose, si rivela anche essere la miglior horror comedy dai tempi di Shaun of the Dead.
Il gruppo è presente al completo, tanti anche solo per brevi o brevissimi camei (Michael Cera, Christophe Mintz-Plasse, Paul Rudd, Jason Siegel, Aziz Ansari), e anche se la loro taratura pseudo realistica sia ovviamente enfatizzata o, in fondo chi può dirlo, inventata pressappoco da zero per creare sostanza nella pellicola, e a tratti magari sfruttata superficialmente (Craig Robinson è intrappolato in un bonaccione con poco piglio e poco spazio), c’è una potenza comica in più di un’occasione letteralmente devastante, quasi Rogen e Goldberg avessero spremuto il meglio della loro carriera, preso tutti gli stereotipi possibili dei loro personaggi strafatti, perdenti e isterici e riassemblati per caratterizzare dei loro se stessi che non fuoriescono dal classico ma trascinano l’intero film con una verbosità elettrizzante e una cattiveria che lascia il segno.
Non credo sia difficile immaginare Seth Rogen che fuma e videogioca tutto il giorno, con quello sguardo ebete e quella risata che lo contraddistingue, così come viene naturale trovare un certo realismo che dà valore aggiunto alla natura meta del film nel rapporto di amicizia tra lo sceneggiatore/attore e Jay Baruchel, sempre presente nei suoi film – un po’ meno facile è credere a un Jonah Hill così calmo, cordiale e buono, così come a un James Franco megalomane oltre ogni immaginazione, ma tutto gira meravigliosamente nei continui battibecchi tra personaggi/attori, che si interrogano con la giusta supponenza/stupidità sul loro valore artistico, sul loro curriculum, sugli stipendi milionari e sul loro ruolo ora che il mondo sta finendo e vengono giudicati, non così tanto simbolicamente poi, dal dio-pubblico.
La marcia di Facciamola finita è quindi sì la stessa che si può trovare nei terremotanti Suxbad o Strafumati, quella comicità statica, ostinata e logorroica che ho sempre adorato e ammirato nei lavori firmati Rogen/Goldberg, e di scene epocali il film ne è felicemente zeppo (il Milky Way da dare a Jonah Hill, il respiro rumoroso di Seth Rogen nell’armadio e, su tutto, il litigio tra James Franco e Danny McBride sulle seghe, esempio lampante di come si possa far spanciare pur con una volgarità esasperata), ma il tutto è impreziosito da una cornice (che in realtà ha un peso ben più consistente rispetto alla marginalità che si potrebbe immaginare) horror apocalittica gestita con uno sguardo molto attento e che da sola, pur nella sua classicità biblica, si mangia buona parte dei concorrenti/rivali seri. Perché se le varie, riuscitissime sequenze splatter erano tutto sommato prevedibili – in fondo l’ironia nera e certa volgarità non poteva non sfociare in sangue e vomito a fiumi – l’uso eccellente degli fx e della computer grafica per la creazione di una manciata di splendide creature demoniache è sorprendente, soprattutto considerando l’impatto che hanno nella loro entrata in scena, compresi un paio di balzi sulla poltrona che in un film con Seth Rogen era piuttosto difficile aspettarsi.
Film spassoso, robusto e anche imprevedibile, mi verrebbe pure da aggiungere un intelligente per come tratta certa materia ma forse qui si esagera un po’ – come già detto abbiamo l’accoppiata Rogen/Goldberg al suo meglio, bene anche dietro la camera da presa con una regia veloce e giusta per il taglio della pellicola. Ecco, raggiunto il vertice ora sarebbe bello vederli alle prese con una maturazione che non significa cambiamento o per forza, chessò, film drammatici che mammamia, ma qualcosa di diverso, come in fondo hanno fatto qui, per dare nuova linfa a un genere che rischia, come già a tratti fa, di replicare se stesso all’infinito.  

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