Ho una piccola impresa in difficoltà, un piano di risanamento ma banche e venture capital non mi danno credito, da solo non ce la faccio. Provo a spiegare su Facebook cosa faccio, i risultati raggiunti, il mio piano, invitando i visitatori della mia timeline ad investire sulla mia pmi anche 10 euro cliccando sul bottone “diventa azionista”.
Con il CSOP (Customer Stock Ownership Plan) sviluppato dalla start up Loyal3 e disponibile presto su Facebook, tutto ciò sarà possibile. Si potrà acquistare e vendere azioni di aziende quotate con piccoli tagli, a partire da 10 dollari e fino ad un massimo di 2.500 dollari al mese, senza commissioni. Ma solo sul mercato fondiario americano, per ora. Ovviamente è tutto super controllato dalla SEC e sarà operativo da giugno 2012, tra poche settimane.
Al di là della fattibilità su altri mercati, questo tipo di disintermediazione segna la trasformazione di Facebook nella più completa piattaforma mai esistita. Un passaggio epocale che provo a riassumere così:
– Fuori le banche dal rapporto piccolo azionista – aziende.
– Clienti e fan che diventano azionisti e co-proprietari dei brand preferiti.
– Potenzialmente milioni di persone in grado di allocare risorse finanziarie sulla base del consenso fuori dagli intermediari finanziari tradizionali.
– Possibilità di rastrellare capitali con più facilità per start-up innovative o per tante pmi, indipendentemente da dove siano allocate.
– Necessità per tutte le aziende di puntare sulla costruzione di una community in grado di sostenere (anche economicamente) l’azienda.
In sostanza un sistema di azionariato popolare diffuso, transnazionale, in grado di investire su chiunque e ovunque, senza bisogno necessariamente di far parte di lobby.
Un altro aspetto interessante è il concetto alla base dell’iniziativa, ovvero “Ownership changes everything”.
Suona così diverso dalle idee di Rifkin di inizio millennio, ricordate?
Nell’”era dell’accesso” il modello era quello del noleggio di qualsiasi cosa. Adesso quelli di Loyal3 esaltano la famosa frase di Larry Summers: “In the history of the world, no one ever washed a rented car.” Il tutto condito da dati di Bain & Co sul comportamento di acquisto dei consumer-owners. Quindi non il superamento della proprietà, piuttosto l’estensione del concetto di proprietà diffusa come mezzo per uscire dalla crisi, generata invece dallo schema legato alla proprietà di pochi. Un nuovo capitalismo alla portata di tutti ispirato più da Occupy Wall St. che dai guru della prima new economy. L’era della co-creazione per fare in modo che i consumatori ritengano almeno una parte del valore generato dai propri comportamenti di acquisto.
Con queste mosse Facebook potrebbe diventare più che un’azienda: un’istituzione (proprio come la borsa). Se il suo obiettivo è rappresentare, categorizzare e racchiudere in sè le preferenze di miliardi di persone allora dopo l’amicizia, il “like” e la finanza il prossimo passo sarà ospitare una app per votare alle elezioni. Potrebbe diventare la piattaforma di consenso in grado di influenzare la società prossima ventura.
Ma non sarebbe davvero troppo spaventoso uno scenario del genere?