Concludiamo dunque il viaggio attraverso la Normativa sull'utilizzo dei dati di Facebook con le ultime due sezioni, dedicate a pubblicità e cookies. In pratica allo stesso argomento, almeno per come sono sviluppati da Facebook. prima di cominciare, però, una breve premessa su cosa siano i cookies, giusto a titolo informativo e per non doverlo ripetere in seguito.
Un
cookie è un piccolo file, in genere non più grande di un paio di KB, che viene scaricato nel nostro browser ogni volta che ci colleghiamo a un certo sito, oppure utilizziamo un’applicazione online. Quando ci colleghiamo al sito Pincopallino, il sito controllerà prima
di tutto il reparto “cookies” del nostro browser: se non è presente un cookie di Pincopallino, il sito provvederà a inserirne uno; se il cookie è già presente, il sito lo leggerà, recuperando così informazioni su quando lo abbiamo visitato l’ultima volta e, a seconda del cookie utilizzato, varie altre informazioni sul modo in cui abbiamo interagito con Pincopallino. Se ci siamo registrati su un sito, un forum o simili, il cookie ci permetterà anche di non dover ripetere l’accesso, se l’ultima volta siamo usciti dal sito senza fare logout. In breve, un cookie è una etichetta, che i siti appiccicano sul nostro browser e su cui annotano vari dati relativi al nostro utilizzo del sito.
Detto questo, procediamo con la pubblicità su Facebook.
Secondo la Normativa, Facebook non condivide le informazioni personali dei suoi utenti con gli inserzionisti pubblicitari, a meno che gli utenti non abbiano dato il consenso. Tuttavia, come già indicato nella
sezione relativa ai dati personali, Facebook può fare più o meno quello che vuole coi dati che riceve, dopo averli spersonalizzati, ossia dopo aver rimosso il nome e altri elementi che possano permettere una identificazione diretta dell’utente in questione. Sempre come ho notato in precedenza, non è garantito che rimuovere questi elementi sia sufficiente a impedire la reidentificazione di una persona, come qualsiasi esperto stalker vi potrebbe confermare, ma tant’è; questo modo di utilizzare i dati non è comunque esclusiva di Facebook, ma è condiviso più o meno da tutti i siti e le aziende che si trovano a gestire montagne di dati sugli utenti: una volta rimosso il nome e trasformato nel signore o nella signora X, i dati personali diventano merce preziosa e gestiti di conseguenza.
Nello specifico, e in relazione alla pubblicità, Facebook utilizza i dati personali allo scopo di fornire a noi le inserzioni che, secondo i nostri gusti, dovrebbero risultare più interessanti, mentre agli inserzionisti offre il pubblico su misura per i prodotti che intendono pubblicizzare. In pratica, gli inserzionisti possono ordinare il tipo di pubblico a cui vogliono mostrare la pubblicità, ossia scegliere età, sesso, area geografica e gusti delle persone a cui mostrare la pubblicità e Facebook, in base ai dati dei suoi utenti, mostrerà l’inserzione pubblicitaria soltanto a quelli che rispondono ai requisiti. A titolo informativo, questo è un
modulo utilizzato per “ordinare” una pubblicità.
En passant, Facebook ci avvisa anche che gli inserzionisti potrebbero inserire un cookie nel banner pubblicitario, per “rendere l'inserzione più efficace”. Sostituiamo il
“potrebbero inserire” con un “inseriranno” e saremo più vicini alla realtà, almeno per i grandi inserzionisti.
Oltre alle inserzioni “anonime”, in cui troviamo solo la pubblicità di un prodotto, esistono anche le inserzioni “sociali”, ossia pubblicità in cui il prodotto è abbinato a uno o più amici. La pubblicità di un certo prodotto, ad esempio, più essere associata alla notizia che a un tuo amico piace la pagina di quel prodotto o dell’azienda che lo produce: se non volete che anche il vostro nome e le vostre attività possano essere utilizzate all’interno di una di queste inserzioni, potete disattivare la funzione nella sezione apposita delle Impostazioni account. Questo, però, servirà soltanto a disattivare l’uso dei nostri dati per le inserzioni sociali, ma non intaccherà il funzionamento della pubblicità normale.
Continuando, le notizie sponsorizzate sono una forma “minore” di pubblicità e consistono nell’evidenziare agli amici una nostra attività. Se mettiamo “Mi piace” a una pagina, questa pagina potrà sponsorizzare la notizia e farla apparire in un riquadro evidenziato sulla home dei nostri amici: un classico riquadro del tipo “Pagina XYZ, piace a tot amici”. Lo stesso può accadere quando confermiamo la nostra partecipazione a un evento e così via: in breve, per tutte le attività che possono essere pubblicizzate tra i nostri amici, in modo da attirarli. Questa funzione non la possiamo disabilitare.
I cookies, infine, sono ampiamente utilizzati sia da Facebook, sia dagli inserzionisti e i celebri “terzi”, più volte citati nella Normativa. Per quanto riguarda cookies e affini utilizzati da Facebook, si dichiara che sono utilizzati solo per svolgere certe operazioni, come:
- rendere più facile e veloce l'utilizzo di Facebook;
- attivare funzioni, memorizzare informazioni su di te (anche nel tuo dispositivo o nella cache del browser) e sull'utilizzo di Facebook;
- visualizzare, studiare e migliorare la pubblicità;
- monitorare e studiare l'utilizzo dei tuoi prodotti e servizi;
- proteggere te, le altre persone e Facebook.
Cookies e affini non sono utilizzati per creare un profilo del comportamento di navigazione sui siti di terze parti, almeno secondo le dichiarazioni, e da un lato è plausibile: Facebook dispone già di un profilo abbastanza completo del nostro comportamento sul suo sito, gentilmente fornito da noi, e su queste basi ha già potuto costruire tutti i profili che voleva, aggiornandoli quotidianamente. Le meraviglie del data mining!
Facebook colloca un cookie nel nostro browser ogni volta che accediamo a una pagina del suo sito; di contro, leggerà il contenuto dei cookies non solo quando accediamo a una qualsiasi pagina di Facebook, ma anche quando visitiamo un sito altrui, su cui è presente un collegamento a Facebook, per esempio attraverso uno dei cosiddetti “plug-in sociali”. Naturalmente, è sempre possibile disabilitare i cookies su qualsiasi browser, ma questo potrebbe impedire il corretto funzionamento di una o più parti del sito: in pratica, se vuoi Facebook ti mangi pure il biscottino (cookie significa biscotto, a titolo informativo).
A modo suo interessante è
il fatto che, come ultima spiegazione, anche Facebook si sia giocato il jolly della sicurezza e della protezione, la versione digitale del vecchio “è per il tuo bene”, usato da chiunque voglia costringere qualcun altro a fare qualcosa. È anche la scusa che qualsiasi governo estrae dal suo cilindro magico, quando si tratta di restringere i diritti individuali, ma lasciamo stare.
A concludere la Normativa, troviamo un elenco di “varie ed eventuali”, ossia di informazioni che possono sempre tornare utili, come i recapiti di Facebook per eventuali rimostranze o contatti di altra natura, il modo in cui Facebook può contattare i suoi utenti, le vie attraverso cui Facebook informerà delle modifiche ai suoi regolamenti e molto altro. È perciò utile
dare una occhiata di persona, anche perché sono notizie brevi e di facile comprensione.