Ma la censura non riguarda solo i romanzi: nella black-list di Kiev finiscono anche scritti di politologia e scienze sociali di Aleksandr Dugin (da molti ritenuto l’ideologo del Cremlino), del dissidente radicale Eduard Limonov, dell’accademico e consigliere presidenziale Sergei Glazev, e dell’economista Valentin Katasonov, tutti autori di scritti riferiti in maniera più o meno diretta all’Ucraina e pubblicati negli ultimi due anni, in concomitanza con l’escalation della crisi con Mosca. La Commissione ha fatto inoltre sapere che la lista nera verrà probabilmente integrata con altri testi russi.
La censura ucraina entrerà dunque in azione sulla base di quanto disposto dall’articolo 28 della Legge sull’Editoria, che proibisce la pubblicazione e la distribuzione di materiali che possono essere usati per minacciare l’indipendenza dell’Ucraina, violarne la sovranità e l’integrità territoriale, e sovvertirne l’ordine istituzionale con la forza: affermazione un po’contraddittoria quest’ultima, dal momento che l’attuale establishment si è instaurato al potere abbattendo con una rivolta di piazza istituzioni democraticamente elette.
Le autorità ucraine non hanno chiarito cosa succederà a chi violerà il bando importando i libri proibiti, ma hanno avvisato che questi ultimi verranno sequestrati e distrutti: Kiev probabilmente istituirà una qualche speciale unità riechegginate gli inquietanti pompieri incendiari di Fahrenheit 451, che nel romanzo fantascientifico di Ray Bradbury avevano il compito di ardere i libri, vietati dal Potere.
Ma se i libri cartacei verranno distrutti, resta però da chiedersi come farà la Goskomteleradio a impedire il download dei testi vietati in formato e-book: dopo la stretta sui libri, Yatsenyuk e compari punteranno alla censura del web?