“Preferisco ignorarla la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere: completamente vivi”.
La classica predica di un uomo privilegiato. Egli ha così deciso di rendere una testimonianza di cosa voglia dire vivere con un handicap psicologico e tentare di supplirvi per tutta la vita. Il libro, edito da Longanesi in prima edizione nel marzo 2012, inizia e finisce, alla distanza di 40 anni, la mattina del 31 dicembre ed è ambientato a Torino.
Un lasso di tempo lunghissimo, che serve a Massimo per elaborare il lutto della morte della madre, e venire a conoscenza di un segreto che gli è stato celato dal padre, dai parenti e dagli amici. A soli 9 anni egli perde la mamma e cresce diventando un adulto angosciato dal timore di vivere.
“Chi è stato abbandonato si considera assaggiato e sputato come una caramella cattiva. Colpevole di qualcosa di indefinito. Così mi sentivo io. Non avevo saputo trattenerla”.
È il pensiero di Gramellini bambino, circa il tragico evento che egli vive colpevolizzando se stesso per non aver saputo capire, e al tempo stesso, chiedendosi perché la madre lo abbia abbandonato, e se lei lo avesse mai veramente amato. Massimo cresce avvertendo il peso della sua solitudine e il senso della sua inadeguatezza.
Camminando con i talloni sollevati e lo sguardo basso, perché il cielo lo spaventa. Piantare i piedi bene a terra e radicarsi alla vita lo terrorizza. La verità è la vera protagonista della storia, e il lungo travaglio interiore di Massimo per riuscire a conquistarla, diventa il viaggio che tutti noi dobbiamo intraprendere prima o poi nella vita.
E così, Massimo Gramellini, 40 anni dopo quel tragico evento, è pronto a perdonare quella madre giovane e bionda, i cui capelli profumavano di buono, che mentre gli rimboccava le coperte, gli augurava sempre “Fai bei sogni, piccolino”. Far pace e accettare il passato, vuol dire per l’autore tornare a vivere.
Perché quello che fa la differenza è la consapevolezza. Illuminante diventa la frase di Eric Hoffer, scrittore e filosofo statunitense, che Gramellini riporta all’inizio dell’opera. “Molto più importante di quello che sappiamo è quello che non vogliamo sapere”.
Written by Cristina Biolcati