Fallimento greco, le conseguenze in Italia dopo il referendum

Creato il 04 luglio 2015 da Mrinvest

Cosa potrebbe succedere in Italia in caso di fallimento greco? Il referendum sancirà un disastro irreparabile o una crisi superabile?

Sarà la fine dell’Euro e dell’Europa? La verità è che nessuno sa come andrà a finire, nessuno sa cosa succederà dopo il referendum di domani, domenica 5 luglio. L’unica certezza è che il fallimento greco è tecnicamente in atto, visto che la rata di 1,6 miliardi di euro, che la Grecia doveva pagare il 30 giugno scorso al FMI, non è stata onorata.

Fra poche ore sapremo se ha vinto il NO o il SI, se ha vinto cioè Tsipras o se hanno vinto i suoi creditori. Avrà ragione il Governo greco di non accettare la bozza di accordo dell’Eurogruppo o sarà l’Eurogruppo stesso ad impore le condizioni per uscire da una crisi devastante? Grecia fuori o dentro l’Euro e l’Europa?

Poche ore al referendum ed il clima è quello dell’incertezza più assoluta. Un sondaggio fatto nelle ultime ore tra i cittadini greci, per capire come andranno le cose, dice che il 44,8% intende votare SI, ed il 43,4% NO. Il Paese è dunque diviso in due, ed alla fine probabilmente a decidere sarà quell’11,8% di greci che sono indecisi.

Renzi e Padoan non temono le conseguenze di un fallimento greco.

Ma qualunque sarà il risultato, il referendum lo pagheremo tutti. L’Italia in questo contesto si colloca tra i Paesi più a rischio, ma non secondo il Premier Renzi ed il Ministro dell’Economia Padoan. Loro sono fiduciosi perchè le condizioni di oggi non sono quelle della crisi del 2011, le riforme sono state fatte e poi perchè adesso c’è la BCE che copre con la politica del Quantitative Easing, cioè l’acquisto massiccio di titoli di Stato. Per cui, secondo loro, non ci sono le condizioni che hanno reso vulnerabile alla speculazione il nostro Paese nel 2011.

Però la realtà potrebbe essere diversa, perchè il fallimento greco potrebbe avere dei risvolti distruttivi imprevedibili, in quanto questa volta c’è di mezzo l’Europa e l’Euro. Non vogliamo essere catastrofisti, ma ci sono dei punti da chiarire.

Italia a rischio in caso di fallimento greco.

Anzitutto l’Italia ha il più alto debito pubblico d’Europa, ed è dunque un Paese abbastanza vulnerabile, dove la speculazione potrebbe di nuovo trovare terreno fertile.

Renzi e Padoan fanno riferimento alle riforme, ma quelle realizzate fino ad oggi sono insufficienti e poco efficaci.

La ripresa ancora non c’è, e la riprova sta nei dati forniti dall’Istat che ci comunica che a maggio 60mila posti lavorativi sono stati persi, per cui l’occupazione non decolla. Lo Jobs Act non produce ancora i suoi effetti, perchè la situazione in Italia presenta crepe profonde.

Non è ancora stata attuata la riforma della Giustizia, che è lenta e farriginosa, capace di bloccare anche le attività produttive.

Come pure non è stata attivata la tanto decantata spending review.

Se poi aggiungiamo burocrazia, corruzione, scandali politici, sprechi, pressione fiscale insostenibile, evasione fiscale e quant’altro, il quadro è completo.

E ricordiamoci che l’Italia è esposta verso la Grecia per ben 37 miliardi di euro, che non sono bruscolini.

In questa situazione l’unica nota positiva proviene dalla BCE di Mario Draghi, che ha in mano gli strumenti per attivarsi sui mercati e che nel 2011 non utilizzava. E’ questo l’unico elemento che ci può rassicurare, perchè nel caso di fallimento greco e di catastrofe europea, non saranno certo le riforme fin qui attuate dal Governo Renzi a farci stare sereni.