Famiglia felice!

Creato il 21 novembre 2015 da Abattoir

La scena che si presenta ai miei occhi è la seguente:
Un giovanotto sulla trentina, non più magrissimo, non più freschissimo, stanco e con la barba sfatta, vestito come un minchione: felpa attillata, troppo; pantaloni attillati, troppo, stretti sulle caviglie che lasciano intravedere dei calzini a righe bianchi e neri; un paio di Converse grige, un cappellino grigio stile Cucciolo dei sette nani… Ebbene, questo individuo, signori e signore, sono io. Sono io davanti allo specchio che da svariati minuti provo e riprovo a vestirmi in qualche modo, diciamo coprirmi, ma non ci riesco, mi sento ridicolo.
Il fatto più preoccupante è che devo andare al CAF con mia moglie e mia figlia per fare il famigerato ISE. Non ho ancora capito sinceramente cos’è, forse non voglio saperlo, so soltanto che quando ti inguai, ti sposi e figli (voce del verbo figliare) devi fare l’ISE. Serve allo Stato per poterti controllare meglio, e serve a te per chiedere qualche soldino allo Stato, dopo che lo Stato ti ha controllato a dovere.

Mi ritrovo in una situazione tra le più classiche che possano capitare al giorno d’oggi: una giovane coppia con un figlio piccolo, pochi soldi e tante domande.

Dopo essermi cambiato per la quarta volta, adesso assomiglio ad un trentenne padre di famiglia che va in un ufficio a chiedere delucidazioni su come poter avere dei soldi dallo Stato. “Sono pronto!”, esclamo concitato e con voce rassegnata ma anche soddisfatta. “La bambina sta mangiando!”, risponde indispettita mia moglie. …Tale affermazione nasconde insite e terrificanti concetti che un uomo comune non riuscirebbe a decifrare se non dopo accurati e ripetuti corsi di specializzazione in “comunicazione femminile”. Bisogna ricordare che i genitori di un lattante, come vampiri, ormai non concepiscono più la differenza tra il giorno e la notte; e si sa, quando non ci si riposa a dovere si perde lucidità e quindi colpi. Infatti, girato l’angolo, la scena che mi si presentava era la seguente: mia moglie in stato comatoso che contempla il vuoto del muro come fosse la Gioconda di Leonardo e la mia piccolina che nuota in laghi di bava e vomito, in stato semi cosciente di quelli in cui una neonata si prepara ad una crisi isterica degna del buon vecchio Sgarbi. L’inizio e la fine di questa procedura (la poppata) ha modalità e durata indefinita.
Morale della favola: si scende da casa verso l’ora di pranzo, portandosi dietro attrezzatura per tre giorni di campeggio da fare invidia ad un’attempata coppia teutonica, e ci si dirige a velocità moderata verso il famigerato CAF.

Alla reception ci accoglie una tirocinante che mangia un bombolone alla crema con la bocca sporca di zucchero e di cappuccino mentre parla al telefono e si fuma una sigaretta. Io e mia moglie abbiamo diviso un Kinder Bueno e stiamo sbavando davanti ad una ciambella ricoperta di zucchero che giace inerme sulla scrivania accanto al telefono. Arrivato il nostro turno, ci viene rilasciato un numero… per aspettare nuovamente il nostro turno.
Non appena ci sediamo gli occhi della piccola si sgranano e lei inizia a gridare come posseduta: “È sveglia!”, avrà pensato un’allegra vecchietta svariati isolati più in là.”Dammela che l’allatto.” “Ma ha appena mangiato, non lo vedi che sbocca di continuo…!?!”. “Si, ma quando fa così ha fame…”, disse mia moglie strizzando un asciugamano stracolmo di vomito. “Provo a farle fare un giro…”, dissi io andando verso il corridoio con in braccio la piccola scimmia urlatrice.

Essere un papà è come portare un trofeo in giro per il mondo. È come se avessi vinto il mondiale di qualche sport e ne portassi in giro la medaglia, la coppa. Tutti devono vedere che cosa ho fatto perché probabilmente è la cosa più bella che mi possa mai capitare in vita. “Ma che bel bambino!”. …Il travestimento ha funzionato… “È una femminuccia signora!”. “Ma quanto c’ha?”. “Facciamo un mesetto fra qualche giorno”.
A quel punto mia figlia, dopo averle ruttato in faccia per ringraziare, si gira verso di me rossa come un peperone e tira la più grande scoreggia che un essere umano sotto i 4 kg abbia mai fatto. È il panico!
“Dov’è mia moglie? – penso – ha lei la borsa con il cambio!”. Torno in sala d’attesa e mia moglie non c’è, è dentro con la borsa. La bambina intanto comincia a trasudare merda dai vari strati di vestitiario in cui l’abbiamo obbligata: la copro con il suo bel cappottino rosa per evitare di macchiare di cacca neonatale la mia camicia azzurra da padre trentenne semi-serio. Continuano a passare le vecchiette: “Ma che bel bambino!”. “No signora, puzza come un maschio, ma è femmina…”. “È quanto tempo ha?”. “Abbastanza da tenere a bada due persone adulte…”.

Poco dopo mia moglie usce da un ufficio, mi guarda, capisce perfettamente cos’è successo, si mette le mani ai capelli e, aprendo la borsa del cambio come se fosse un idraulico davanti ad uno scarico intasato, mi chiede le chiavi della macchina e mi ordina di entrare per mettere delle firme su dei fogli. Sbrigate le pratiche, ho cinque minuti prima di scoprire l’inferno. Mi fermo a cinque passi dalla macchina e fumo nervoso una sigaretta. So già che “la pupù neonatale” ha coperto tutto e probabilmente anche i sedili della mia macchina.
Arrivo davanti la macchina. Mia moglie tira fuori dal finestrino uno di quei fogli trasparenti per raccoglitori con dentro un pannolino ripieno di merda e con svariati tovaglioli sporchi. “Svuotalo e riportamelo! Sbrigati!!!”. “Ma scherzi? Ne abbiamo un bordello a casa di questi!”. “Svuotalo e riportamelo che ne ho ancora!!!!”.
Svuoto il plico puzzolente e torno in macchina; adesso mia figlia è lì sul sedile, pulita e lavata, con i vestitini nuovi, sveglia come un grillo che sgambetta di qua e di la e sorride con gli occhi. Sorride felice e contenta, come se avesse vinto qualche premio. In realtà le abbiamo lavato solo il culo, ma lei è felice perché il suo culetto adesso è pulito, e anch’io sono felice, e anche mia moglie è felice. …Insomma, la mia è proprio una famiglia felice!