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"Famiglia teatro del mondo" domani /In margine ad uno scritto di Claudio Magris

Creato il 03 giugno 2012 da Marianna06

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Cristo è venuto a cambiare la vita degli uomini- scrive Claudio Magris nel numero speciale odierno del Corriere della Sera dedicato all’Incontro Mondiale della Famiglia- sgombrando immediatamente  il campo da ogni forma di vuota e spocchiosa retorica , intorno all’argomento “famiglia”, cui saremmo erroneamente inclini a propendere, un po’ per tradizione culturale italica,”mammona”, un po’per una visione limitata e limitante del nostro essere nel mondo.

Tutti o quasi tutti, nessuno escluso, indipendentemente da cultura e geografia dei luoghi.

Ma per il credente, per il seguace di Gesù di Nazareth, per onestà intellettuale, il professore non aggiunge nulla di nuovo al già noto e introiettato.

Sempre Magris prosegue poi sottolineando che il messaggio cristiano privilegia valori molto più alti, che la famiglia non può non  imparare a coltivare, se magari non lo avesse ancora fatto e/o  se non vuole continuare a chiudersi, sulla difensiva,in una specie di fortezza dalle mura invalicabili.

 Già ci bastano, ai nostri giorni, dico io, gli”Stato” fortezza con i loro assurdi respingimenti.

Più famiglie sono lo Stato.

Ed è questo il punto imprescindibile su cui fare chiarezza e, semmai, interrogarsi bene.

Family day e cerimonie similari, a parte.

I nodi da sciogliere, infatti, sono tanti e  altri. Molti altri.

E cioè cosa significa essere ” famiglia”, oggi, in un mondo globalizzato come il nostro. E che lo sarà sempre di più  andando avanti nel tempo.

Un mondo che deve fare i "conti" con il diverso e il lontano. Piaccia o meno.

Il professor Magris  esemplifica, a proposito di famiglia, il suo argomentare con molteplici riferimenti di carattere culturale.

Dalla Bibbia, il libro per eccellenza di sempre ,e in particolare in essa il messaggio evangelico, in cui la rivoluzione valoriale è più che mai esplicita attraverso le stesse parole “ferme” e talora brusche di Gesù ,fino ad arrivare alle citazioni di autori come  i classici greci (poemi  omerici- i grandi tragediografi ), Leone Tolstoj, Kafka, André Gide.

 Oppure cita i nostri poeti italiani del ‘900 come  il dialettale veneto Giacomo Noventa  o il triestino Umberto Saba.

Perché la liberazione dell’uomo – il senso del Cristianesimo – non può non liberare pure la famiglia; anche da se stessa, se occorre.

Questo è il senso  del pensiero di Magris (per noi un importante e non trascurabile invito a riflettere), che vede anche, realisticamente purtroppo, e quindi senza celarsi dietro un dito, nella famiglia il Giano bifronte, proprio quello di storica memoria.

Tutto il bene e tutto il male possibile, insomma.

 Come c’insegna tanto la nostra esperienza personale e degli amici e conoscenti quanto le cronache aggressive e quotidiane dei” media”.

Potrebbe essere diverso forse insegnando, dico io,  che cos’è invece la solidarietà autentica.

Perché queste “cose” si apprendono in famiglia.

 Anche.

Ma nonostante certo cinismo e disincanto dilaganti,bisogna in tutta sincerità  dire , abbandonando il pessimismo di maniera,che non sono poche le famiglie che lo fanno, e da lungo tempo pure, perché credono  in ciò che fanno.

Si educano, vicendevolmente e verso altri, ad una solidarietà fattiva.

E  solo in tal modo, chiarisce e conclude Magris, la famiglia può veramente diventare un autentico Teatro del Mondo e dell’universale-umano.

"Meticcio è bello", include anche questo.

A patto, in coda, aggiungo ancora io, che la “famiglia”(le nostre famiglie) abbia sopratutto l’umiltà di apprendere dall’altro tutto quanto c’è da imparare. E ce n’é.

Piuttosto di arrogarsi il saccente diritto di voler  essere lei , e soltanto lei, “maestra” in situazione.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

  


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