Fan Zeng. La poesia della pittura cinese al Vittoriano

Creato il 01 luglio 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Roma rende omaggio alle antiche tradizioni cinesi della calligrafia e dell’arte.

Un’incredibile carrellata di splendidi e monumentali dipinti, sostanzialmente monocromatici, compongono questa mostra speciale. Più di ottanta opere del maestro cinese Fan Zeng sono esposte al Vittoriano di Roma. La mostra, dal titolo “Fan Zeng. Sinfonia delle civiltà”, ha lo scopo di cementare l’unione tra i due paesi in occasione del 45° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina. L’evento è patrocinato dalle più alte autorità dello Stato e sarà visibile fino al 27 Settembre 2015.

La pittura cinese tradizionale ha delle caratteristiche precise che la rendono immediatamente riconoscibile: il segno a pennello fatto con il colore nero. Un segno che si fa pennellata, e quindi ideogramma. Ma subito dopo diventa segno dipinto e magicamente segue la linea di un volto, di un mantello, di un animale, di una pianta, o semplicemente di un sorriso. Un segno di pennello, che diventa modulazione come le note di un liuto e che solo dopo diventa campitura, ma sempre con molta misura e senza predominare sui larghi sereni spazi del foglio color avorio antico. Un fare artistico incredibilmente immediato ma nel contempo totalmente risolto e mai casuale.

Senza l’uso di matita preparatoria, e quindi senza disegno progettuale, questa pittura nasce come un’onda marina sotto il fluido e morbido pennello dell’artista, la cui perizia è garanzia di armonica e sottile poesia. La mancanza totale di progettazione crea dei fantastici unici, straordinari perché appunto originali e irripetibili.

Chi ha avuto la fortuna di veder sciogliere le scure pasticche d’inchiostro da un cinese, sa che si tratta quasi di un rituale magico. Con movimenti e tempi di preparazione ben definiti il maestro Zeng, nato nel 1938 a Nantong, coniuga l’antico con la freschezza del gusto moderno. È il depositario di una tradizione che non ha fine e che, con intelligenza e saggezza, il suo popolo detiene da millenni. Egli è anche l’erede di una famiglia antichissima di letterati e poeti. Oggi insegna pittura all’Università di Pechino, dove la pittura è materia universitaria (!).

La sua pittura non si spiega se non con se stessa. All’apparenza le immagini in mostra rappresentano un’epopea di eroi taoisti, come in una narrazione mitica. Un arazzo di Bayeux cinese, che però non racconta battaglie, ma la dolcezza della vita.

Un bimbo, quasi sempre presente, è il logo di Fan Zeng. Il bimbo, e anche il vecchio saggio che lo contrappunta, sono figure chiave di questa imperdibile mostra: due generazioni che prendono linfa l’una dall’altra, che si aiutano e si proteggono. Grande anche per noi questa lezione di vita che sembriamo aver dimenticato.

 Anche dal punto di vista stilistico, la coerenza assoluta d’immagini simili, ma sempre diverse, rende la comprensione dell’artista agevole e piana. Zeng non ha bisogno di artifici o espedienti stupefacenti per creare le sue serene scene di vita, dove la bonomia e l’amore per la natura, gli animali e le persone, sono il tema dominante.

Le opere hanno a volte dimensioni immense come un quadro di Rubens, ma sono tutte su carta. Alcune sono giunte a noi in bellissimi ed eleganti rotoli che ne garantivano la tutela, e che consentivano, anche in antico, la grande diffusione di queste immagini e di questa tecnica. La Cina rivela qui la sua anima raffinata ed elegante. I segni neri o grigi sono parole di un lessico antico dove l’immagine è non solo simbolo ma esattamente spiegazione delle cose della vita. L’ideogramma, come queste opere, è soprattutto questo: una sublime sintesi dell’essere.

Assolutamente da non perdere.

Alessandra Cesselon



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