Fanboys

Creato il 07 giugno 2010 da Mcnab75


Fanboys

di Kyle Newman

USA 2009

Nel 1998, un gruppo di amici fans di Guerre Stellari intraprende un lungo viaggio attraverso gli Stati Uniti, per cercare di introdursi nello "Skywalker Ranch" di George Lucas. Il loro intento è vedere in anteprima il capitolo Star Wars Episodio I - La minaccia fantasma, dal momento che uno degli amici è malato terminale di cancro e ha paura di non avere abbastanza tempo da vivere per porterlo vedere al cinema.

Commento

Proporre una recensione di un film di questo genere è inopportuno, forse superfluo. Siamo dalle parti del metacinema, della commedia semi-demenziale, sfioriamo la fanfiction. Capite bene che buttare giù un migliaio di battute di disamina sarebbe comico quanto e più del film.

Cercherò dunque di usare parole semplici per poi passare a un discorso a più ampio respiro.

Fanboys è un buon film, che poteva essere migliore, ma che sa divertire, che omaggia quell'ampio pubblico di nerd e geek a cui è rivolto, senza però scadere nel triviale come altre pellicole dedicate a questo submondo (sì, il mio pensiero va proprio alla pietra miliare La rivincita dei nerds, di cui però spero non ci siano mai rifacimenti, copie o sequel).

Tra le critiche più assurde che ho letto in Rete quella che si merita il primo posto riguarda l'innesto drammatico in un film che forse molti preferivano del tutto leggero e scanzonato. Beh, io vi dico che questo innesto – tra l'altro per nulla pedante o ingombrante – è ciò che dà a Fanboys un'anima, mettendolo un gradino sopra alle classiche commedie demenziali americane, genere che il sottoscritto non ama più di tanto.

Il film ha dei momenti di scarsa ispirazione (forse dovuti a un doppiaggio di qualità appena sufficiente), ma anche episodi memorabili. Su tutti: il confronto tra gli appassionati di Star Wars e quelli di Star Trek. Forse i dieci minuti migliori del film.

Per il resto Fanboys pecca di alcuni demeriti (trama forzata, personaggio femminile poco credibile, qualche risvolto buonista di troppo, ritmo alternato) e di altrettanti meriti (ottima ricostruzione di alcuni stereotipi nerd, analisi sociale dei medesimi). Il risultato non è memorabile, ma senz'altro godibile. Attenzione però: se non avete mai dato fuori di matto per un determinato film, libro o fumetto, se non siete mai stati vessati da compagni più belli e in gamba di voi, se non siete stati degli smanettoni un po' sfigati, ecco, in tal caso credo che lo troverete noioso e – al più – buffo.

Le cose importanti della vita

Se invece avete risposto “sì” ad almeno una delle domande riportate qui sopra, forse Fanboys vi stimolerà anche qualche ragionamento più profondo. Da fare, ovviamente, a risate esaurite.

Il tema centrale del film è diverso da quelli individuati da tanti presunti soloni della critica.

Non è un omaggio alla saga di Star Wars e al suo creatore.

Non è un road movie in versione nerd.

Non è una commedia con pretese di formazione.

In realtà Fanboys si focalizza, a mio modo di vedere, su una questione interessantissima: cosa sono le cose importanti della vita?

Per i protagonisti del film le risposte sono: Star Wars, i computer, i fumetti, il cinema.

Le loro vite girano attorno a queste questioni, tanto da monopolizzarle e da impedirne la crescita. Hutch, il nerd grasso, barbuto e fissato col sesso, vive in un garage e non ha alcun progetto per il futuro. Windows, il tipico secchione magro come una stecca e con gli occhialoni a fondo di bottiglia, lavora in un negozio di fumetti che a fatica riesce a pareggiare i conti. Linus è un malato terminale quindi, perdonatemi la brutalità, non fa testo. Eric è l'unico del quartetto a essere entrato nel “mondo adulto”, con un lavoro in giacca e cravatta, abbandonando le passioni giovanili: i fumetti, Guerre Stellari e gli amici nerd. Passioni che però, come si conviene al pubblico a cui il film è rivolto, riacquisterà strada facendo.

Quindi il messaggio sottointenso è semplice, lapalissiano: vuoi crescere, affermarti, fare soldi? Abbandona tutte quelle cose che la “gente comune” ritiene inutile. Abbandona i sogni a occhi aperti, le fisse da “sfigato”, gli amici strambi che non combineranno mai nulla nella vita. Magari sarai un po' più triste e noioso di quando avevi vent'anni, ma almeno avrai un futuro.

Un pensare comune che, ve lo assicuro, qui al nord è diffusissimo. Soprattutto in quella sottocultura provinciale che idealizza i sacrifici, il duro lavoro e una serietà quasi monacale, anche se spesso molto ipocrita.

Ma alla fine c'è del vero in questa filosofia di vita?

Io sono troppo di parte per esprimere un giudizio definitivo. Per quel che mi riguarda ho lottato (parola grossa) tutta la vita per portare avanti i miei sacrosanti interessi, il più delle volte giudicati “cazzate”, partendo dalla famiglia e passando poi per il mondo del lavoro. Non è mai stato facile, ma credo ne sia valsa la pena.

Certo, le estremizzazioni sono devianti, pericolose. Quando a me piace un film o un romanzo cerco di approfondire l'argomento (soprattutto grazie a Internet) ma non sono di quelli che imparano ogni battuta a memoria, o ogni singolo elemento presente in ciascun fotogramma. Né amo particolarmente le fanfiction, tranne particolari casi, o le comunità virtuali che nascono attorno, che ne so, a un manga o a un serial televisivo. Non mi piace passare giorni e giorni a discutere se è più figo Ioria o Cancer, se è più forte Goku o Vegeta. O meglio: vedere ragazzi over 30 che ne fanno questione di vita o di morte fa un po' specie. Però, alla fin fine, mi rendo conto che giudicare una passione è pur sempre sbagliato.

Forse è più “normale” dedicare tutta la vita a un datore di lavoro che ti spreme come un limone, obbligandoti a farti 12 ore d'ufficio filate, in cambio di una vaga promessa di carriera? È più logico continuare ad accumulare soldi per poi buttarli acquistando un'auto in grado di raggiungere i 300 km/h, nemmeno abitassimo nella terra degli Humungus? È più sensato mantenere rigorosamente i piedi per terra, per brutta che sia, negandoci così almeno di immaginare una realtà diversa da quella che ci impongono gli stereotipi sociali e le leggi della fisica?

Alla fine tutto quello che facciamo, tranne respirare, mangiare, defecare e riprodurci, è superfluo. Con questa base ben in testa, forse nessuna altra attività dovrebbe risultarci più inutile rispetto a un'altra.
PS: e con questo dittico semi-sociologico, per ora ho detto quel che avevo da dire. Dal prossimo post si torna ad argomenti più leggeri. Nel mentre sentitevi liberi di integrare queste mie sciocchezze coi vostri interventi sempre precisi e a tema. Di cui, si sappia, vi ringrazio moltissimo.


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