Solo una breve introduzione.
Oggi ospito un articolo fortemente voluto da Napoleone su un grande uomo dello Sport che ho amato anch'io. In programma da tempo, il "caso" ha voluto che uscisse proprio oggi in concomitanza con la recensione nell'altro blog di un film Capolavoro del genere, sia secondo me che secondo Napoleone: "Rocky II".
(Napoleone)
Philadelphia, 7/11/2011.
Le parole del reverendo Jesse Jackson che ha celebrato la funzione: “Rocky non era un campione, Joe Frazier lo era ... Rocky e' finzione, Joe era la realta'. Rocky non ha mai affrontato Alì, Holmes o Foreman, Rocky non ha mai assaggiato il sapore del suo sangue. Qui in città c'è una statua di Rocky, attendo che in centro ne erigano una a Frazier”.
Questa è stata una, la sola lotta che “Smokin'Joe” Frazier non avrebbe mai potuto vincere.
Aveva battuto Muhammad Alì nella lotta del secolo, aveva lottato quasi fino alla morte nella celeberrima sfida denominata “Thrilla in Manila”. E poi, Joe Frazier trascorse il resto della sua vita cercando di combattere per ottenere un'onorevole via d'uscita dall'ombra Alì. “Smokin' Joe” una volta era un campione dei pesi massimi, uno dei più grandi, in questo. Alì medesimo fu costretto ad un certo punto ad ammettere lo stesso su di lui, dopo che Frazier lo aveva battuto in 15 riprese al Madison Square Garden di New York, nel marzo 1971, diventando il primo uomo ad averlo battuto.
Ma egli ha continuato a portare sempre il peso di essere stato un carattere molto più permeabile di quello di Alì, e ne ha immancabilmente pagato il prezzo. Amareggiato per anni dalla sua nemesi insultante rappresentata dal “troppo perfetto”, brillante, intelligente, sagace, bello, Alì, una volta diventato un ex, Frazier incominciò immancabilmente a gettare volta per volta alla strada, ciò che di grande era riuscito a compiere. Solo in tempi abbastanza recenti Frazier riuscì a venire a patti con ciò che era accaduto in passato e a poter dire di aver perdonato lo spregiudicato Alì per tutto quello che aveva detto su di lui.
Frazier, che è morto il giorno 7 del mese scorso dopo una breve battaglia con il cancro al fegato all'età di 67 anni, sarà per sempre legato ad Alì. Ma nessuno nel pugilato si sognerebbe mai di ungere Alì come il più grande se non fosse stato anche -e soprattutto- questa sua “unzione”, legata ai grandissimi match combattuti con “Smokin'Joe”.
"Non si può parlare di Alì senza citare Joe Frazier," ha detto il famoso scrittore e giornalista dell'AP Ed Schuyler Jr. "Ha battuto chiaramente Alì, nessuno può dimenticarlo."
Hanno combattuto tre volte, due volte nel cuore di New York City e una volta al mattino in un'arena a vapore nelle Filippine. Combatterono insieme per ben 41 round (!) complessivi, non concedendosi neanche un pollice, e in definitiva, dando tutto, e il tutto per tutto.
"La cosa più vicina a morire, che io abbia mai visto", disse dopo Alì.
Alì fu spietato con Frazier tanto fuori dal ring che quando si trovavano al suo interno. Lo chiamava un gorilla, e lo derideva come fosse uno Zio Tom. Ma lo rispettava come combattente e non poteva essere da meno, soprattutto dopo che Frazier dette la chance ad Alì, allora appena rientrato dopo la sua sospensione del titolo poi perso e vacante, per essersi rifiutato di andare in Vietnam, di difendere il suo titolo dei pesi massimi contro l'allora imbattuto Alì in un match il quale fu così grande che Frank Sinatra ne girò delle immagini con una cinepresa a bordo ring, mentre entrambi i pugili guadagnarono la cifra strabiliante, non solo per quarant'anni fa, di 2,5 milioni di $.
La serata al Garden 40 anni fa rimase sempre fresca nella mente di Frazier mentre parlava della sua vita, della carriera e del rapporto con Alì, ancora pochi mesi prima di morire.
"Non posso andare da nessuna parte dove non è menzionato", disse una volta all'Associated Press. "E' stata la cosa più grande che sia mai accaduta nella mia vita."
Anche se rallentato nei suoi ultimi anni e il suo eloquio oramai inceppato dall'eccesso di pugni presi sul ring, Frazier era ancora attivo nel circuito delle convention pugilistiche e degli autografi per gli appassionati, nei mesi prima di morire. A settembre si recò a Las Vegas, dove ha firmato autografi nella hall del MGM Grand hotel-casinò, poco prima del match tra tra Floyd Mayweather Jr. contro Victor Ortiz.
Gene Kilroy, figura leggendaria, proprio pochi mesi prima era con lui e lo poté osservare nei contatti di Frazier con la folla.
"Era così bello con tutti", ha detto Kilroy. "Diceva a ciascuno di essi, -e Joe Frazier era un uomo che al contrario di quel che diceva Alì, aveva un'eloquio tagliente come un rasoio- come ti chiami? '"
Frazier era piccolo per essere un peso massimo, pesava solo 205 £ quando vinse il titolo togliendolo a Jimmy Ellis al quinto round del loro incontro del 1970 al Madison Square Garden. Ma ha combattuto per ogni maledetto minuto di ogni ripresa andando avanti, indietro, con il suo vizioso gancio sinistro, e non vi erano molti avversari che potevano resistere alla sua costante pressione.
Il suo regno come campione dei pesi massimi durò solo quattro scontri tra la vittoria su Alì - prima di incorrere in un picchiatore ancora più temibile di lui, George Foreman, il quale seppe risponder ai costanti attacchi di Frazier colpendolo duramente al volto tre volte al primo round e altre tre nel secondo, prima della loro sfida del 1973 in Giamaica, quando Frazier fu battuto al termine dell'incontro e il mondo ebbe un nuovo campione dei pesi massimi.
Due incontri più tardi, Frazier incontrò Alì in una rivincita del loro primo incontro, solo che questa volta l'esito fu diverso. Alì vinse per decisione al 12°round, e nello stesso anno riuscì persino a mettere al tappeto George Foreman nell'epica e leggendaria “Rumble in the Jungle” organizzata da Don King nella Kinshasa dello Zaire di Mobutu “Sese” Seko.
Ci doveva essere un terzo incontro però, e un'altra epica battaglia fu. Con titolo dei pesi massimi di Alì in gioco, i due si sono incontrati di nuovo a Manila, il celebre già menzionato “Thrilla in Manila”, in un combattimento che a lungo è stato e sarà ricordato come uno dei più brucianti e combattuti nella storia della boxe.
Frazier era andato incontro ad Alì round dopo round, assestando il suo gancio sinistro con regolarità, come Alì costantemente indietreggiava lungo il perimetro delle corde sul ring. Ma Alì rispose con il jab sinistro e con la mano destra trovando l'apertura e poi lasciando il segno ancora e ancora. Anche il calore intenso all'interno dell'arena non riusciva a smettere, mentre i due avevano continuato a combattere ogni minuto di ogni ripresa, ed entrambi non erano disposti a concedere all'altro un secondo round.
"Mi hanno detto che Joe Frazier è un sorpassato," aveva detto Alì a Frazier ad un certo punto durante il combattimento.
"Hanno mentito", gli rispose Frazier, prima di colpire Alì con un gancio sinistro.
Infine, però, Frazier semplicemente non riusciva più a vedere per le troppe tumefazioni provocategli dai troppi cazzotti, e Futch per evitare conseguenze ben peggiori non gli avrebbe più permesso di alzarsi per il 15° round. Alì aveva vinto anche questa battaglia, mentre sul suo sgabello, esausto, Frazier poteva solo rimanere a contemplare Alì, e se stesso, per poter andare avanti.
E' stata una delle più grandi battaglie mai combattute, ma richiese un pesante pedaggio. Frazier avrebbe combattuto solo altre due volte, ottenendo solamente di essere buttato giù otto mesi più tardi in un rematch con Foreman, prima di tornare nel 1981 per un match, -al pari degli ultimi tristi di Alì con Holmes, Spinks, e non parliamo di quello con Berbick-, altamente sconsigliabile, con Jumbo Cummings.
"Dovrebbero essere andati entrambi in pensione, dopo il loro combattimento di Manila", disse una volta Schuyler. "Ognuno ha lasciato un bel po' del talento che aveva, sul ring quella sera.”
Nato a Beaufort, South Carolina, il 12 Gennaio del 1944, Frazier prese presto a boxare dopo aver visto settimanalmente i combattimenti alla televisione in bianco e nero nella piccola fattoria della sua famiglia. Fu un dilettante talentuosissimo per diversi anni, e divenne l'unico combattente americano a vincere una medaglia d'oro nelle Olimpiadi del 1964 a Tokyo, nonostante anche che affrontò il combattimento dell'incontro finale con un pollice sinistro infortunato.
Dopo il passaggio al professionismo nel 1965, Frazier divenne ben presto noto per la potenza dei pugni, fermando i suoi primi 11 avversari. Passati tre anni stava già combattendo come sfidante a livello mondiale e, nel 1970, aveva appunto battuto Ellis vincendo il titolo dei pesi massimi che avrebbe detenuto per più di due anni.
Fu la sua serie di incontri con Alì, però, che definì Frazier. Anche se Alì fu cortese nella sconfitta del primo incontro, divenne vizioso con le sue parole come lo fu con i suoi pugni, atte a promuovere tutte e tre le battaglie - e non perse per questo mai la possibilità di ottenere un colpo in più da Frazier, con le conseguenze pesantissime per Alì, che tutti conosciamo.
Frazier, che nei suoi ultimi anni avrebbe avuto difficoltà finanziarie che molto tristemente hanno portato al pignoramento della sua notissima palestra nella per lui città adottiva di Philadelphia, prendendo così in pieno volto uno di quei jab che personalmente solo la vita può riservarti. Si sera sempre sentito che Alì lo aveva preso in giro così malignamente chiamandolo con quei nomignoli così perfidamente cattivi perché realmente lo aveva sempre temuto, conoscendolo fin troppo bene, e perché dicendo e spargendo certe malignità non vere avrebbe potuto ottenere meglio la sua pelle, sempre secondo la sua strategia senza scrupoli. Quei sentimenti provati veri o meno, furono poi semplicemente troppo ingigantiti, da quando Alì è passato dall'essere una icona sul ring ad una delle persone più amate al mondo.
Dopo che il tremante parkinsoniano Alì accese la torcia olimpica alle Olimpiadi di Atlanta in Georgia, nel 1996, a Frazier è stato chiesto da un giornalista cosa pensasse al riguardo.
"Dovrebbero avercelo gettato lui, lì dentro alla fiamma" rispose Frazier.
Si era un poco addolcito, però, negli ultimi anni, preferendo ricordare il bene dei suoi combattimenti con Alì, piuttosto che il male. Poco prima del 40 ° anniversario della sua vittoria su Alì all'inizio di quest'anno - un giorno in cui Frazier venne celebrato con delle feste a New York - ha detto che non sentiva di non avere più alcun rancore verso Alì.
"Io lo perdono", ha detto Frazier. "e in un brutto modo."
Napoleone Wilson