"L'unanime paura dell'ombra" individuata da Borges, contrasta e conferma l'affermazione di Dionisio (da "Le Baccanti" di Euripide),"Divina è l'ombra" per ritrovarsi quale contraltare con trattino di congiunzione,nella definizione originale di "LU-C'E'",nella silloge poetica della poetessa tarantina LUCREZIA MAGGI,che correda il suo libro di speculari immagini fotografiche trasfigurate dall'obiettivo di Gabriele Candido e del Gruppo "Guarda". Ora che abbiamo appreso per titolo e per contenuto che Lu (Lucrezia) c'è,ritroviamo la splendida idea del Montale quando dice: "Ma è possibile lo sai,amare un'ombra,ombre noi stessi". La struttura ariosa, lo snodarsi delle composizioni,rendono i versi di Lucrezia Maggi un crogiuolo di sentimenti e di riflessioni,di concetti ed emozioni, capaci di dipanarsi per fraseggi allungati,qua e là spezzati da singole e perentorie parole che reclamano un rigo esclusivo,al fine di divenire segnali,pause,affermazioni,dalle quali collegare lo stile colloquiale,a volte intimista che personalizza l'afflato e la scansione epifanica,lasciando alla magia poetica di universalizzarsi nella mente e nell'intelligenza del lettore. La luce c'è e si vede,non abbaglia,ma si alterna con le ombre,per contenere quella sfida che Cosimo Argentina ha brillantemente individuato nella sua intelligente postfazione. Di rilievo appare la poesia "Le tue labbra",dove seduzione e pathos erotico,languidamente ritrovano equilibrio e lucidità formale,piacere sensuale e sottile gioco sapiente "di quel nido dischiuso"
Recensione del critico e poeta , Giovanni Amodio, 10 Ottobre 2009
Comments