Windo era la capitale di Nordika secondo il suo jarl, Björn, che amava anche dichiararsi re dei re ignorando il potere della vera capitale, Solemhain’ra. La tempesta di neve era in atto ormai da giorni e giorni, rendendo così impossibili gli spostamenti, a meno che non si volesse morire assiderati in mezzo ai boschi. E se morivi di freddo non eri un vero figlio di Nordika.
Elenwen odiava Nordika con tutto se stesso, invece, in particolar modo quel posto. Lui era un Elfo Alto, e il clima non gli rendeva facile adattarsi. Il suo fisico era fatto per vivere nel calore dei boschi delle sue terre, non per arrancare nel ghiaccio, nella neve e nelle rocce di quel bosco dimenticato da tutti gli dei di buon senso.E pensare che all’inizio gli era sembrato interessante lasciare finalmente la sua patria e partire per il nord, diventando ambasciatore dei Thielner in quella terra di barbari incivili dove però si narravano le meravigliose storie di lotta contro i draghi, i discendenti di Akar. Era stato a Meserwind, persino a Kriha, ma nessun posto superava in bellezza Nordika… certo, quando non nevicava e lui si trovava bloccato nel palazzo del peggior jarl che conoscesse senza poter fuggire.“Vedo che a ogni passo che faccio devo subire la tua irritante presenza, elfo.” grugnì Björn, sorprendendolo seduto al tavolo della sala grande, ben distante dagli altri Nordici che occupavano il desco lanciandogli occhiate di diffidenza. “Disprezzo il fatto di doverti ospitare sotto il mio tetto e non so ancora perché ti abbia offerto ospitalità.”I Nordici odiavano gli Elfi Alti e le loro guerre erano note in tutta Taraniel, ma questo riguardava il passato ed Elenwen era un ambasciatore rimasto bloccato dalla tempesta. Björn sapeva di dovergli concedere un po’ di rispetto, ma era già tanto che non lo avesse messo a mangiare coi cani.“E io disprezzo di dover condividere lo stesso tetto con te, jarl. Non vedo l’ora di riprendere il mio cammino per Winteras e poi finalmente andarmene da Nordika per sempre.” sibilò l’elfo, la cui pelle dorata e i capelli ancora più chiari dei Nordici lì presenti risplendette sotto la luce tremula delle lampade a olio provocando invidia e lussuria negli uomini e nelle donne presenti.“Festeggerò quel giorno.” sibilò l’altro, lasciandolo a finire la sua ciotola di… beh, qualunque cosa fosse stata preparata dalle cucine.Elenwen non era mai stato di animo pacifico, ma sapeva quando era il momento di stare zitto. Così come sapeva che lo jarl non lo aveva ancora fatto uccidere solo per non violare il Trattato d’Argento e scatenare nuovamente una guerra contro i Thielner. Non gli conveniva, non in quel momento, mentre i suoi uomini erano impegnati contro il Generale Damasco e l’Impero che mordeva loro il fianco. Inoltre il Principe Ereditario era appena partito per la terra dei morti e luogo di pace per i figli di Nordika, per uccidere il Grande Drago e chissà quando mai sarebbe tornato a mettere a posto le cose nel regno. Nordika era in una posizione di stallo, mentre il Principe Ereditario compiva il suo destino e lo jarl Björn doveva accettare l’onta di un Elfo Alto nella sua casa.I giorni passavano e la tempesta non accennava a finire. Le notizie erano divenute sempre più rade fino a cessare del tutto, così Elenwen si era dovuto barricare in una stanza per sfuggire alle sempre più frequenti sfuriate di Björn (che casualmente avevano sempre lui come capro espiatorio) e poter utilizzare la magia per mettersi in contatto con il resto del corpo diplomatico.Solo che nascondere il fatto che utilizzasse magia stava diventando sempre più difficile. Le donne lì erano serpi e tutte rivelavano allo jarl quello che vedevano, nella speranza di entrare nel suo letto e diventarne mogli.Molte di loro avevano iniziato a offrirgli la propria compagnia per scoprire a quali traffici si stesse dedicando, ma Elenwen rifiutava ogni volta. Si sentiva strano con quelle donne, e anche se avesse accettato consapevole del loro essere spie, l’idea della disapprovazione di Björn era quello che più gli dava fastidio.Spesso infatti si era convinto che la cattiveria dello jarl nei suoi confronti non fosse del tutto genuina, ed erano sempre più soventi le occasioni in cui lo sorprendeva a fissarlo con aria lasciva o interessato alla vista delle sue parti corporee quando soleva chiedere dell’acqua per un bagno.Scosse la testa, aveva notizie ben più importanti da comunicare con i suoi incantesimi.