Lungi da me l’idea di paragonare l’odierno discorso del segretario PD - discorso fatto nel corso dell’inaugurazione della corrente Festa Democratica di Reggio Emilia - allo scritto gramsciano, meno che meno di fare un confronto tra Bersani e il filosofo sardo, certo però che questo mitico (ideale?) ceto della “gente per bene” a cui Bersani si raccomanda, una qualche paradossale somiglianza con il “popolo delle scimmie” di Gramsci ce l’ha. In primo luogo non è una entità (neppure partitica) definita (ovvero, non fa equazione con gli iscritti al PD o ad un qualsiasi altro partito), esattamente come non era una entità così nettamente definita il ceto della “piccola borghesia” d’antan; ad un tempo sembrerebbe soffrire di un complesso di superiorità etica, culturale, intellettuale ravvisabile nell’opposizione gente per bene vs gente meno da bene, ricalcando uno dei peggiori vizi del “popolo delle scimmie” di cui sopra. Infine, con il suo appello alla “gente per bene” affinché si metta al servizio dei riformisti, per una vera “riscossa civile e morale”, sembrerebbe che il segretario del PD intenda consegnare solo e soltanto a questo “popolo eletto” il compito che fu pure della “piccola borghesia”, ovvero quello di “scimmiottare” la classe operaia. Peggio ancora di uccidere alla radice le sue importanti motivazioni di lotta, allo scopo di occuparne la rilevante “funzione sociale” e dunque giustificare la propria esistenza politica.
Il tutto per dire che, a mio avviso, meglio sarebbe stato se anziché rivolgersi alla “gente per bene”, il segretario del PD si fosse rivolto direttamente agli operai, ai precari, ai lavoratori, agli imprenditori più o meno piccoli (o grandi), chiamandoli con il loro giusto nome, e senza idealizzarne lo spirito etico. Occorrerebbe infatti ricordare che tutte quelle categorie sociali sono formate da uomini e donne proni a condividere, a sperimentare gli stessi vizi, a nobilitarsi con le stesse virtù. Senza dimenticare che, oltre le obosolete barricate partitiche, soprattutto dentro quelle associazioni politiche libere che si stanno formando oggigiorno nell’web, fanno attivismo migliaia di individui molto brillanti e informati, i quali, in barba alla dialettica esagerata (del resto, neppure Gramsci ci andava troppo leggero!), e alle coreografie nazionalpopolari di ritorno SONO GENTE PER BENE. E NON SONO FASCISTI!
Semplicemente sono persone che, a ragion veduta, si rifiutano di ridursi allo stato scimmiesco teorizzato da Gramsci. Del resto, da quando quel filosofo scriveva del “popolo delle scimmie” sono passati più di 90 anni e anche la generazione del segretario PD ha avuto tutto il tempo di dimostrare di che pasta politica era fatta. Prima di fallire! O, per dirla con un noto detto popolare rivisto in salsa politico-filosofica, a questo punto della storia parlamentare se imitare è pseudo-umano, perseverare è diabolico: meglio cambiare pagina politica, dunque, anche se digitale!
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