Fantasma: il Tempo Secondo i Baustelle

Creato il 31 luglio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Bianca Tornatore 31 luglio 2013

Un dramma così variegato, non temete,

Non sarà scordato!

Col suo Fantasma per sempre inseguito

Da una folla che mai non l’afferra,

In un cerchio che sempre ritorna

Nello stesso identico punto,

E molta Pazzia, e ancor più Peccato,

E Orrore animano la trama.

Parola di Edgar Allan Poe, lo stesso citato in Cristina, una delle canzoni che funge da chiave di lettura per l’ultimo album dei Baustelle: Fantasma. Uscito lo scorso 29 gennaio, a tre anni di distanza dal celebrato I mistici dell’Occidente, il disco spalanca le porte su un nuovo modo di vedere la musica. Un nuovo tempo in cui Charlie non fa più surf, ma lascia il posto a Fantasma, un concept ideato e realizzato come se fosse un vero e proprio film: si parte dalla copertina che tanto somiglia alla locandina di una pellicola horror degli anni ’70, per poi passare ai Titoli di testa che aprono l’opera e ai Titoli di coda che ovviamente la chiudono. Nessuno, prima traccia di questo lavoro, concentra il suo significato tutto nel titolo. Il suo testo è carico di nichilismo e pessimismo, quasi una sorta di manifesto che farebbe pensare ad una moderna rivisitazione della lennoniana God. A seguire troviamo l’indispensabile pezzo che in qualità di primo singolo ha anticipato l’uscita dell’album: La morte (non esiste più). Qui il ritmo è incalzante e familiare e le parole che ascoltiamo si potrebbero riconoscere tra milioni come firmate Bianconi.

Il primo intervallo, Nessuno muore, in poco meno di quindici secondi ci accompagna con enfasi alla traccia successiva, che è forse la più forte dell’intero disco. Diorama, ispirata alle ricostruzioni di ambienti reali che si possono ammirare nei musei, nel caso specifico nel Museo Civico di Storia Naturale di Milano, si fa portavoce di istanti che rimangono eterni, attimi immutabili con versi delicati e nello stesso tempo crudi che esplodono sul finale in un instancabile trionfo d’archi. Dopo i ventidue secondi di Primo principio di estinzione, la calda voce di Rachele ci introduce nel Monumentale cimitero di Milano. Qui troviamo fantasmi che, animando le silenziose lapidi, raccontano storie che inevitabilmente ci riconducono al passato e a profonde riflessioni, e soprattutto ci invitano ad apprezzare le cose semplici della vita: «Quindi lascia perdere i dibattiti, / la rete, i palinsesti / per un giorno non studiare, / non chattare, ma piuttosto / stringi forte chi ti ama». Lo spettacolo prosegue con Il finale, un omaggio al celebre compositore francese Oliver Messiaen, arrestato nel corso della seconda guerra mondiale ed internato presso il campo di Görlitz, dove scrisse un tema per trio che gli fu consentito di eseguire nello spiazzale della prigione in pessime condizioni meteo e strumenti musicali rudimentali. La visione apocalittica de Il finale è spezzata prima da Fantasma (Intervallo) e poi da Cristina, forse l’unico pezzo che potrete ritrovarvi a canticchiare, dedicato alle ex. Il ritmo qui si fa più animato, ma non abbandonando mai quel tono malinconico che la fa da padrone per tutta la durata del disco; una ballata di ribellione ma con un pizzico di rimpianto. Segue il brano intitolato Il futuro: struggente sia la melodia che il testo, atti a ricordarci quanto transitoria sia la nostra vita ma soprattutto quanto incerto possa essere il domani. Prepotente e tagliente la traccia numero tredici, Maya colpisce ancora: attacco diretto al potere, ma anche una testimonianza di un degrado che forse soltanto l’avvicinarsi della fine del mondo potrà finalmente spazzare via.

L’album va avanti con un’altra serie di brani degni di nota: L’orizzonte degli eventi, per gran parte strumentale, che ricorda le musicalità del compositore polacco Krzysztof Penderecki; La natura, manifesto urlato di una società che ancora non riesce ad accettare la diversità; Contà l’inverni, dove troviamo un inedito Bianconi con un’interpretazione in romanesco equilibrata ed indiscutibile, del tutto sopra le righe. Il film baustelliano volge al termine con L’estinzione della razza umana dove non mancano i riferimenti alla situazione politica attuale («cavalieri del lavoro simili a Gesù / non votiamo gli uomini / non li votiamo più»). Il finale è affidato a Radioattività, dove pianoforte e voce chiudono l’opera con delicatezza e fiducia: «Bisogna avere fede / navigare nello spazio siderale / abolire l’aldilà / così ti stringo forte, grido amore / cerco il bene nell’orrore / e l’eterno nell’età». Natura, tempo e futuro. Fantasma ha un linguaggio diverso rispetto alle precedenti uscite dei Baustelle, e come ogni novità ha bisogno di essere ascoltata più volte per essere meglio compresa. Possibilmente vi suonerà spenta e triste e con sapori utopici, o magari la troverete piena di speranza e di voglia di guardare avanti; ma, a prescindere dai vostri gusti musicali, concedetele una possibilità. Non ve ne pentirete!


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