Già, sarebbe bastato lavare i panni sporchi in casa e non su internet, oppure mettere le carte chiare in tavola sin dall'inizio, anche perché praticare atterraggi di emergenza come il final cut poi presentato, non è servito né a rimettere le cose apposto e né a limitare i danni.
Difendere "Fantastic 4: I Fantastici Quattro" è pressoché un utopia, e quasi ogni singola parola negativa rilasciata dalla critica internazionale riguardo al film, non può che essere comprensibile e basata sui fatti. Eppure il lavoro di Tank non è affatto da buttare integralmente; certo, soffre di una schizofrenia pesante e suicida, però non nasconde un minimo di quello che poteva esser davvero un progetto ambizioso e interessante. Ora non siamo qui a puntare il dito contro la 20th Fox - che si è difesa dicendo che Tank, durante le riprese aveva perso completamente la testa, isolandosi dal mondo e dal progetto - ma tuttavia cercare di fare un attimino di chiarezza verso un obiettivo su cui ultimamente si è sparato grandemente e a zero, è un tentativo che può far solo che bene sia allo studio che agli spettatori. Se si prova a guardarlo senza pregiudizi, allora, ci si accorge facilmente che il percorso di ricostruzione del franchise Marvel, aveva l'intenzione di partire con un carattere inedito e interessante: volto a puntare la lente d'ingrandimento su origini e personaggi, per i quali si intuiva, c'era la voglia di costruire uno spessore piuttosto elevato e robusto, meno superficiale di quello eseguito in passato da Tim Story. Si vedono solo i primi impianti di un Richard Reed scienziato, emarginato sin da bambino, e della sua amicizia solidissima con Ben Grimm, amicizia che in futuro dovrà essere recuperata a causa dell'incidente spaziale e delle conseguenze che questo causerà alle loro vite; sono solo abbozzate anche le basi di un rapporto difficile e da scrivere, come quello di Sue Storm e di suo fratello Johnny: fratelli illegittimi, alla ricerca di un legame che, per caratteri, non è mai riuscito a chiudersi in nodo; ma sono comunque accenni, spunti e dettagli di un disegno invitante e delineato, da estendere con perizia e garbo e non da strappare come al contrario, infine, è stato scelto di fare.
Una rincorsa ai titoli di coda che manda all'aria totalmente le ragioni e i motivi per cui un franchise come questo dovesse tornare a proporsi al cinema, ma soprattutto l'opportunità di riuscire veramente a mettere in piedi qualcosa di valido e funzionante. Perché, non smetteremo mai di pensarlo, ciò che era stato studiato per riportare in vita I Fantastici Quattro era potenzialmente superiore a parecchi dei cine-comic che arrivano al cinema liberi da chiacchiere e da pregiudizi e con un po' di buona volontà da parte di tutti, probabilmente, ottenere qualcosina in più non sarebbe stato solo fantascienza.
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