Fantasy: il nuovo romanzo sociale?

Creato il 19 febbraio 2013 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Da Fralerighe n. 3

“È un genere totalmente avulso dalla realtà”: questa è un’accusa spesso rivolta al fantasy dai suoi detrattori. Ma, fermo restando che non c’è nulla di male nel puro intrattenimento, non tutti i romanzi fantasy rientrano in questa categoria. La verità è che la letteratura fantastica ha un enorme potere allegorico, che permette di trasmettere messaggi profondi in modo molto leggero e indolore. Spesso chi compra un romanzo sociale lo fa per le tematiche trattate, e questo restringe il target solo agli interessati alle suddette. Chi compra un romanzo fantastico, invece, lo fa per ben altri motivi, che vanno dalla trama all’ambientazione, e questo allarga il target. Ovviamente, più quest’ultimo è ampio e più persone ricevono il messaggio del romanzo. Inoltre, dato che il lettore è immerso in una storia immaginaria, le tematiche arrivano in modo più indiretto e meno fastidioso. Questo a patto che l’autore si ricordi di non salire mai in cattedra e di tenere la trama al centro di tutto: le tematiche devono nascere naturalmente dallo svolgersi degli eventi e dalla storia dei personaggi, senza forzature e senza morali dettate dall’autore.

Tutto questo vale per tutta la narrativa, ma quella fantastica ha una marcia in più in quanto è apparentemente più distante dalla nostra realtà, e questo permette di rendere le tematiche meno pesanti e al contempo più generali. Ad esempio, “Il Treno degli Dei” di China Miéville tratta molte tematiche socio-politiche (razzismo, omosessualità, diritti dei lavoratori, assimilazione culturale, multiculturalismo, anti-capitalismo) e la sua efficacia allegorica è molto più forte rispetto a quella di un romanzo sociale. La motivazione è semplice: Miéville non parla del singolo caso, come ad esempio l’Apartheid, ma parla del concetto di razzismo applicato a un contesto del tutto nuovo in modo da trasmettere il messaggio al di là della singola situazione. Lo stesso discorso lo si può fare con “1984” di George Orwell e con molti altri romanzi appartenenti al macro-genere fantastico.

La locandina del film tratto da “La Bussola d’Oro” di Philip Pullman

Un altro motivo per cui la letteratura fantastica è più efficace del romanzo sociale è la maggiore stratificazione della storia e delle tematiche, che permette di accontentare sia chi cerca il puro intrattenimento, sia chi ha i mezzi per andare più in profondità. Senza contare che maggiore è la stratificazione e maggiore è il potere allegorico del romanzo, in quanto è possibile inserire più tematiche e in modo più o meno evidente a seconda del “livello” in cui vengono inserite. Ad esempio, il primo strato di “Queste Oscure Materie” di Philip Pullman è una storia d’intrattenimento, il secondo strato riguarda precise tematiche socio-politiche e religiose, il terzo strato è filosofico, il quarto strato è ricco di simbologie esoteriche. Ovviamente, questa è un’arma pericolosa in quanto le tematiche più nascoste possono arrivare in modo subliminale.

“La Figlia del Drago di ferro” di Michael Swanwick, contenuto nel volume “I Draghi del Ferro e del Fuoco”, parla di anticapitalismo, misantropia e nichilismo.

Ad ogni modo, nel titolo di questo articolo viene citato il fantasy, non la letteratura
fantastica in generale. Questo perché il fantasy non urban sembra ancora più distante dalla nostra realtà, il che non solo aumenta ancora di più la potenza allegorica, ma rende anche più difficile la censura. “Queste Oscure Materie” attacca chiaramente la Chiesa Cattolica, ma lo fa in modo meno diretto di un romanzo sociale e anche di un romanzo fantascientifico. In generale, più un romanzo è immaginifico e più è facile trattare determinate tematiche senza diventare pedanti e senza incorrere in censure. La distanza tra la nostra realtà e il fantasy è solo apparente in quanto quest’ultimo permette di trattare tematiche impegnative e attuali in modo delicato, originale e mai noioso.

A me interessa parlare di temi importanti: la vita, la morte, l’esistenza di Dio, il libero arbitrio. Il fantastico non è fine a se stesso, ma sostiene e dà corpo al realismo. Non abbiamo bisogno di liste di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, abbiamo bisogno di libri. “Non devi” è presto dimenticato, “C’era una volta” durerà per sempre”. [Philip Pullman]

Michele Greco 



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