Costruire la competitività sul binomio carbone e rinnovabili è quanto hanno fatto Paesi come Inghilterra e Germania che in due anni hanno aumentato le loro importazioni della fonte fossile rispettivamente del 31% e del 6%. La Germania in particolare, indiscusso campione europeo delle energie rinnovabili, produce il 47% della sua elettricità con il carbone accompagnando in questo modo lo sviluppo delle FER e il loro progressivo peso nel mix di generazione nazionale.
In Italia, impianti come la centrale Enel di Torrevaldaliga Nord, offrono già oggi performance di efficienza e sostenibilità sino a qualche tempo fa impensate a livello industriale. E la ricerca scientifica per migliorare gli impianti a carbone sta già costruendo la strada per la prossima generazione di centrali, i cosiddetti impianti termoelettrici Avanzati ultrasupercritici (Advanced USC) caratterizzati da più elevate pressioni e temperature del vapore prodotto in caldaia.
La corsa all’efficienza degli impianti a carbone è quasi passata inosservata rispetto alle attenzioni rivolte allo sviluppo tecnologico di altre fonti energetiche. Ma i risultati ottenuti sono molto significativi per comprendere a pieno il ruolo che la fonte fossile può svolgere nella fase di transizione verso gli scenari di decarbonizzazione disegnati al 2050.
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