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FAR EAST FILM FESTIVAL 13: “Confessions” di Nakashima Tetsuya

Creato il 06 maggio 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

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Disturbato e disturbante, il film di Nakashima Tetsuya ispirato al romanzo di Minato Kanae è uno sguardo agghiacciante sulla società giapponese.

Moriguchi Yuko (Matsu Takako) è il filo conduttore della storia, è un’insegnante che si accomiata dai sui indisciplinati allievi con parole di vendetta pronunciate con una calma conturbante. Sua figlia viene ritrovata morta in piscina e la polizia liquida il caso definendolo un incidente. La vita di Moriguchi si sgretola e, decisa a fare luce sulla vicenda, scopre che i colpevoli dell’accaduto sono due suoi alunni. Non si rivolge alla legge perché gli assassini sono troppo giovani per essere processati (stiamo parlando di ragazzini al primo anno delle superiori). L’unico modo per riscattare la memoria di sua figlia è mettere in atto una condanna personale che trascini sulla stessa strada di sofferenza infinita i due criminali.

Nakashima opera immediatamente una dichiarazione di intenti. Sfrutta l’indagine poliziesca solo come cornice per inquadrare la storia e capovolge le regole del genere svelando subito l’identità degli assassini, evitando che l’attenzione dello spettatore si perda alla ricerca di una soluzione. Il film è trainato dalle scelte vendicative architettate da Moriguchi, dall’applicazione di una lezione punitiva esemplare, spietata e perversa e dagli effetti da essa scatenati, orientati a segnare irreversibilmente i colpevoli. Nell’impatto narrativo, risulta ancora più indigesta la scelta di affidare ad una pacata e gentile insegnante – educatore per eccellenza – la preparazione di un piano votato alla distruzione psicologica e non alla riabilitazione. La confessione di Moriguchi consiste in una minaccia (falsa) ai baby killer che racchiude in sé un progetto rovinoso di respiro più ampio e devastante. Le reazioni psicotiche dei due condannati innescano una catena di efferatezze che culminano nel delitto più drammatico compiuto da un figlio.

Confessions è la raccolta delle confessioni di un gruppo di persone, adulte e minorenni, coinvolte in una catena morbosa di violenze e uccisioni. Per costruire l’intricata storia, Nakashima divide i punti di vista in piccoli frammenti dove si specchiano porzioni di realtà, e allo spettatore è affidato il compito di raccoglierli e metterli insieme per ricomporre l’unità dell’azione. I molteplici sguardi con cui il plot si costruisce si ricongiungono armonicamente in un finale teso e complesso, del quale non si può non rimanere turbati.

Il film è anche un affondo nel drammatico microcosmo giovanile, dove si registrano preoccupanti fenomeni di bullismo, discriminazione, disagi relazionali e affettivi, superficialità e delitti minorili e di massa, dinanzi ai quali l’intervento delle istituzioni è inadeguato e inefficace.

Il regista nipponico, conosciuto soprattutto per le commedie satiriche dal gusto pop e dalla fotografia accesa (Kamikaze Girls e Memories of Matsuko), propone questa volta un dramma scioccante immerso in una fotografia cianotica e spenta. La ricercatezza della regia arriva a confezionare immagini asettiche assoggettate ai criteri di eleganza e di rigore stilistico. Anche i momenti di maggiore crudeltà sono sottoposti a questo principio visivo, con l’effetto di riprodurre nella scena la stessa composta follia e vacuità appartenente ai personaggi.

In una realtà corrotta a tal punto da inoculare negli individui la fascinazione per la morte intesa come unica via per afferrare e affermare la propria esistenza, Nakashima ci conduce con freddezza e lucidità in un tunnel di dolore dove non c’è spazio per il perdono e la salvezza.

Francesca Vantaggiato


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