Divertente. Questo è quanto. Ho mollato tavole rotonde e conferenze un bel po' di tempo fa, dopo aver capito l'inutilità di certi tipi di eventi, per un motivo molto semplice: spesso e volentieri i relatori oltre a non essere interessanti, banali e scontati, interagiscono poco e male con un pubblico generalmente curioso ma, soprattutto, totalmente fuori strada su alcuni concetti base relativi alle questioni di proprio interesse.
Traduco: mi è capitato di sedere al tavolo con tutta una serie di persone che per i motivi più disparati, piuttosto che spiegare per bene le cose o rispondere a tono ad interventi agghiaccianti di una platea comunque in buona fede, hanno minimizzato e/o ignorato completamente determinati passaggi utili all'utente finale per comprendere alcuni passaggi fondamentali in precisi ambiti.
Traduco una volta ancora: ho sentito dire, in incontri dedicati allo sviluppo indie, che "fare un prodotto è facile" oppure che "le idee vincenti escono sempre" o anche che "basta la volontà" e tutte queste cose qui. Peggio è, che ho sentito rispondere da presunti esperti che queste cose sono vere. Che è così. La grande novità di Far Game è che non è accaduto, vuoi per la qualità dei relatori intervenuti (dai quali mi escludo, ci mancherebbe) vuoi per tanti altri fattori. Insomma, ci si è trovati finalmente a rispondere, estremizzando: "cosa cazzo state dicendo?". A chi, innocentemente, ha provato a costruire discorsi sui punti di cui sopra. Ci si è trovati anche in condizione di spiegare che l'estero non è il male e che è inutile discorrere su nobili concetti e romantiche questioni che, come la metti la metti, cozzano con un problema oggettivo che si chiama Italia e con la sua arretratezza che impedisce di fare impresa, non solo nel mondo gaming. Ci si è trovati a rispondere incazzati alle domande di aspiranti dev, perchè il publishing non è il male e non è che un publisher ha voglia di fare solo giochi di merda, rubando le idee (sempre uniche, rivoluzionarie e originali, pare) di dozzine di creativi che potrebbero cambiare il mondo, se solo fossero a Los Angeles. E andateci, allora, Dio bono (ed è stato detto anche questo!).
Per concludere, tornando al punto di partenza: divertente, interessante, utile. E se vogliamo parlare dell'evento in generale (di cui Reply è stata sponsor insieme a Microsoft, Sony e Nintendo), ben organizzato, impostato e pubblicizzato, con selezione all'ingresso (no peracottari, una roba rara in queste occasioni in cui varia umanità si aggira furtiva tra la gente, millantando professionalità mai pervenute).
Unica pecca Eat & Play, con il cibo a tema esaurito in pochi secondi e un unico assaggio di palline di pollo fritte non meglio identificate (i testicoli di Link, plausibilmente), che hanno lasciato posto a una fame devastante placatasi realmente solo l'indomani, con un pranzo in una pittoresca trattoria del centro gestita dalla famiglia Addams.
Ah, devo ancora capire se Bologna mi piace o mi fa cagare, ci penso con calma.
Chiudo tranquillizzando il pubblico, come accennavo su Facebook: non ho una figlia. Fa piacere notare come gente che di mestiere inventa puttanate, sia passata ora sul privato dopo aver ciarlato una vita di tutto e tutti, interessandosi quasi full time del lavoro. Level Up per questi buffoni! Gratz & GG!
Aloha!