Fare a cazzotti

Da Marcofre

Mi sa tanto che vogliono un romanzo convenzionale.

Questo scriveva Flannery O’Connor.
Si riferiva a un editore che aveva letto un centinaio di pagine di un suo romanzo, senza capirlo molto. Immagino che un editore di solito non desideri che un romanzo convenzionale, e abbia qualche difficoltà a capire di avere tra le mani qualcosa di straordinario. Anzi, alcuni editori non riconoscerebbero un eccezionale romanzo nemmeno se fosse un treno ed entrasse nel loro salone.

Possiamo fargliene una colpa? Non credo. Ogni essere umano che calpesta questa terra è unico (è così); perciò, come diavolo riuscire a capire che quello che si legge merita di essere pubblicato? Non ci sono regolamenti o leggi, non si può dire nemmeno che esista un protocollo condiviso, accettato, grazie al quale si riesce a capire il valore di uno scritto.

Adesso si potrebbe credere che stando così le cose, siamo a cavallo. Tutti possono dire di avere qualcosa da scrivere. È quello che infatti succede; tuttavia c’è una bella differenza tra un alibi, che ci si confeziona per cullarsi in una illusione.
E la consapevolezza di un valore all’interno di una storia.

Quando Flannery O’Connor scrive questa frase, ha già trovato la sua voce, la sua strada. Un autore con un poco di talento non si limita a leggere o a scrivere (attività fondamentali, certo); ma a riflettere. Nella riflessione non specchia se stesso (questo lo fa un autore privo di talento), ma osserva nella giusta prospettiva il mondo. Lo rovescia.
E allora scrive.

A questo punto, nascono i romanzi non convenzionali. Ancora adesso i racconti di Flannery risultano non convenzionali. Eppure ne abbiamo viste e lette di tutti i colori, o quasi. Quando affrontiamo la lettura di certe storie, noi leggiamo un mondo uguale a quello che conosciamo bene, però rovesciato. E quelle storie ci svelano la realtà, e sono in grado di dire riguardo a essa parole pesanti. Spesso non sono compresi (il “Moby Dick” di Melville, per esempio).

Non solo perché parlano balordi o folli. Ma perché la loro sconfitta e follia è comunque sintomo di una volontà a non fermarsi sulla soglia del mistero, ma di entrare e farci a pugni. Si finisce a terra con le ossa rotte, i denti sul pavimento, il sangue impastato con la saliva. Non è un buon motivo per rinunciare…