Fare nuove esperienze, come andare al supermercato.

Creato il 14 ottobre 2014 da Senzazucchero2012 @senza_zucchero_

Ieri avevo un aereo da prendere, prenotato già da diverso tempo. Come succede nelle occasioni particolari, sono stata accompagnata in aeroporto dai miei genitori, i quali, con l’ansia da perdita dell’aereo, mi hanno scaricata a Fiumicino con ben 4 ore di anticipo. Così, un volo di poco più di un’ora, con tanto di ritardo annesso, si è trasformato in un’attraversata transoceanica. Credo sia stato il volo peggiore mai fatto finora: il cielo sopra Genova ci ha shakerati per bene, nemmeno fossimo sopra alle montagne russe, mettendo a dura il mio autocontrollo, nonostante non abbia paura di volare. Ma ieri ne ho avuta.

Sono arrivata in una Ginevra piovosa, già immersa nel pieno dell’autunno, con le temperature che reclamano il piumone sopra al letto e la sciarpa intorno al collo, così i pantaloncini indossati fino a ieri mattina sono già un lontano ricordo. Ma ho trovato degli occhi ad aspettarmi carichi di felicità ed entusiasmo e questo mi ha fatto ritrovate tutto il calore lasciatomi dietro le spalle.

La serata è scivolata via lentamente, tra chiacchiere, film, un piatto di pasta, la cui preparazione con la cucina elettrica – mia vecchia conoscenza – ha messo a dura prova la mia autostima da cuoca media (sembra cotto – non cotto – bruciato – inondazione da ebollizione improvvisa) e qualche bicchiere di vino.

Ora sono immersa negli annunci degli affitti a cercare una nuova casa, scorrendo decide di foto che ormai conosco a memoria, con le sopracciglia aggrottate e il naso appiccicato allo schermo, mentre un sole sbiadito si affaccia ad intermittenza alla mia finestra. Questa è solo una delle tante mattine che mi hanno sentita mugugnare “ancora un altro po'” attorcigliata nelle lenzuola di questo letto, ma oggi il risveglio ha avuto un sapore diverso: anch’io ho un compito, ho delle cose da sbrigare, tra cui cercare casa, appunto; capire qual è il supermercato più vicino e trovare un po’ di spazio ai miei vestiti in un armadio a due ante che sta già per esplodere. Si, perché quando si devia strada e si continua il cammino della vita da qualche altra parte, anche le cose più semplici riprendono colore e si trasformano in nuove piccole esperienze.

Come andare al supermercato e uscirne con un sacchetto pieno di cose che hanno un senso, possibilmente senza spendere un patrimonio, che qui è una bella missione. Andare al supermercato può diventare la sfida della mattinata in una competizione che giochi con i vecchietti del quartiere, che si muovano tra le corsie con passo più sicuro e spedito del tuo. Mentre decine di mani sfilano sotto il tuo naso afferrando velocemente la qualunque, tu stai li piantata a contemplare l’insalata in busta cercando una risposta al perché alcune costano 5 CHF e altre la metà, ma alla fine preferisci non approfondire la questione per paura di scoprire verità imbarazzanti e opti per l’insalata chimica a 2.70 CHF; e poi ti blocchi una seconda volta davanti alle confezioni del latte alla ricerca di quello partiellement écréme e ringrazi il Cielo perché devi trovarlo solo tra 6 tipologie diverse. Il colpo di grazia arriva dinanzi allo scaffale successivo, quanto ti viene voglia di piangere alla vista del prezzo del caffe solubile e sai già che continuerai a farlo in un secondo momento, davanti alla bilancia, dopo aver divorato una decina di biscotti al burro con un vago gusto di cioccolata, afferrati senza esitazioni grazie all’offerta maxi-pacco-da-20-biscotti-super-convenienza, alla quale non si poteva proprio rinunciare. Il banco degli yogurt però allieva fortunatamente tutti i sensi di colpa: la scelta è talmente ampia che, in caso di catastrofe sul piano fisico dovuta al burro, quale ingrediente principale in tutto ciò che è commestibile in questo Paese, potrai correre ai ripari alimentandoti solo di quelli. L’esperienza tra i reparti si conclude in estasi davanti alla fila infinita di shampoo e bagnoschiuma colorati, dai profumi inebrianti, così gustosi da far venire l’acquolina alla bocca e altri cosi potenti da sfociare nello stucchevole, sui quali la tua mano indugia imbarazzata nel non sapere quale scegliere.

E poi arriva la parte in cui devi confrontarti con la cassiera, alla quale saprai dire solo bonjour e merci e, se è proprio necessario aggiungere altro, glielo dirai in inglese, sperando che lei non ti faccia alcuna domanda – ovviamente in francese – alla quale risponderai o con un sorriso ebete, di chi non ci ha capito niente, o con un NO – parola di senso compiuto socialmente accettata anche qui – di chi non ci ha capito niente.

Conclusasi in maniera tutto sommato positiva l’esperienza supermercato, un’altra bella sfida sarà quella di ritrovare l’ingresso giusto per rientrare a casa e non mettere in dubbio il tuo – solitamente – spiccato senso dell’orientamento: arrivando da una direzione insolita, ti ritroverai ad infilare la chiave insistentemente in tutti i portoni di questo palazzo dalle mille entrate, perché magicamente non ricorderai più il numero civico che sapevi a memoria, presentandoti nel peggiore dei modi al tuo vicinato.

Intanto il sole ha deciso di mostrarsi del tutto. Il cielo è terso e l’aria continua ad essere frizzante. E’ ora di immergersi nuovamente tra gli annunci e trovare una sistemazione che sia un po’ più grande di questa casa-scatola, disfare la valigia e trovare pian piano il mio spazio.


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