Questa sera innauguro la prima rubrica della settimana, o forse della mia vita.
Per chi mi segue da tempo, avrà già letto dei piccoli pezzi su “lezioni di teatro” catalogati come Racconti, termine che da questo momento è stato rimpiazzato ad uno più giusto e moderno: rubrica, di teatro.
La lezione di oggi prevedeva l’analisi del testo e non logica e grammaticale ma – direi – fondamentale! A tener banco – o meglio, teatro! – è stato il lavoro dell’attore sul personaggio di Stanislavskij, il metodo più usato da attori e registi (ringrazio di cuore l’autore del metodo, e prima ancora l’insegnante della mia accademia per avermelo fatto conoscere).
A cerchio, nell’atmosfera lucente e calorosa del palcoscenico (le ribalte fanno un caldo!) seduti su dei comodi cuscini, con occhi e orecchie puntate all’ascolto, i concetti sono stati chiari e precisi fin da subito.
Parte principale dello studio di un copione consiste nel sezionare le battute, prima, la scena, dopo, e a seguire l’atto e l’opera teatrale per intero. Insomma “fare” uno spettacolo non è cosa da niente. Sottolineo fare e lo analizzo nelle parole di Stanislavskij, secondo cui fare un personaggio lo sanno far tutti, ma esserlo… ?
A questa dissacrante verità associo sempre la disarmante realtà degli “attori occasionali” di cui credo di avervene già parlato in questo articolo.
L’analisi invece segue un processo importante per la realizzazione di uno spettacolo teatrale e questo compito spetta all’attore stesso che, fuori da ogni preconcetto razionale – piuttosto con la capacità intellettuale ed emozionale – deve essere in grado di riconoscere i compiti e le azioni anteposte alla volontà, al pensiero e alle volontà del personaggio, e alle circostanze date delle singole scene, di cui ve ne parlerò meglio nel prossimo appuntamento con la “rubrica di teatro”.
Questa domanda è per voi:
«C’è un attore o personaggio televisivo italiano che secondo voi merita più di tutti per talento?»
Buona notte!