Il tecnico prende la parola: "Per me sono stati due anni difficili, ma siamo sicuramente cresciuti. E' stata una bellissima esperienza condivisa con tutta la realtà di Viadana". E' solo il preambolo, poi molla l'italiano e torna a parlare in inglese, raccontando che non dispiacere, ma capendo le necessità del momento, ha accettato le decisioni degli Aironi sul prossimo staff, in arrivo dalla federazione.
"Siamo cresciuti come squadra. Più come persone che come allenatore, sono frustrato di fronte al fatto di non poter continuare con il lavoro. Ma rispetto in pieno il lavoro del presidente. Ci sono perdite in ogni guerra e stavolta quella sono io. Ma gli Aironi sono più importanti di me", prosegue Phillips. Che a questo punto comincia ad placcare: "In Italia c'è l'abitudine di aver paura di perdere, piuttosto che la volontà di vincere. Per il futuro degli Aironi, spero che ci saranno più relazioni con lo staff della nazionale. In due anni, non ho mai avuto rapporti con i suoi componenti ed è incredibile considerando che metà della squadra italiana arriva dagli Aironi. Sono nell'ambito professionistico del rugby da vent'anni e quando un contratto finisce, arrivano nuove opzioni. Certo come persona ho un peso nel cuore".
Non si ferma e mostra fastidio nel valutare il comportamento di alcuni giocatori che "giocano per sopravvivere (for the money) e non per continuare a migliorarsi", lasciandosi scappare un "fucking" che sintetizza il resto del discorso. "Qualunque cosa tu faccia, nello sport, nel rugby, nella vita, tutto comincia dal cuore".A questo punto gli chiediamo se alla luce dei due anni trascorsi in Italia e della sua lunga esperienza nel rugby professionistico, arrivando da una terra dove la palla ovale di respira ovunque, il modello di casa nostra per come è organizzato possa aiutare a fare il salto di qualità. "Bella domanda, you get the point. La nazionale è alimentata dalle squadre celtiche, ma per il resto noto che in Italia diversi gruppi lavorano per conto proprio: uno qui, un là. La nazionale è al vertice della piramide, ma occorre partire dalle basi. Dieci, dodici anni fa la situazione era la stessa in Galles, poi sono state costruite le franchigie e ora il Galles ha 3 Grand Slam nel 6 Nations ed è tra i top team mondiali". Invece, per come stanno le cose dalle nostre parti, si può ambire a battere la Scozia ogni due anni, quando la si affronta in casa.
Melegari chiude l'incontro, ringraziando i giocatori per la professionalità dimostrata anche contro gli Ospreys: in settimana ha comunicato ai procuratori che molti ingaggi saranno tagliati pesantemente. Ora si attende il 14 maggio, quando dovrà essere presentato il budget per la prossima stagione come Viadana con Colorno, non come Aironi. Quanto alla staff tecnico, la costrizione ad accettarlo è dovuta alle esigenze economiche, per i tagli che saranno operati: "Purtroppo siamo incappati in una situazione difficile". L'autonomia si riduce di conseguenza e la causa a monte sono le promesse non mantenute dalla Fir sui compensi per gli atleti riportati in Italia dall'estero. Infine, sull'ipotesi ventilata da qualche ambiente di introdurre una terza franchigia, la risposta è secca: "Tre sono improponibili. Dovremmo avere almeno 150 giocatori di livello e a mala pena ne abbiamo 80".