L’ipotesi avanzata dal “Corriere della Sera” attribuisce al commercio parallelo delle case farmaceutiche verso gli altri Paesi d’Europa. In questo modo, molti medicinali verrebbero a mancare in Italia. Il giornalista Ruggiero Corcella scrive: «Tanto per fare un esempio, un farmaco molto utilizzato per la malattia del Parkinson, costa alla farmacia in Italia 53,10 Euro contro gli oltre 270 della farmacia in Germania».
L’esportazione parallela risulterebbe dunque vantaggiosa per le case farmaceutiche ed il “Corriere della Sera” ha pubblicato la lettera di un farmacista italiano, il quale ha espresso chiaramente la propria preoccupazione per l’irreperibilità dei farmaci.
La lettera del farmacista al “Corriere della Sera”
«Da un po’ di tempo assisto, umiliato come professionista, a questo grave fenomeno: farmaci anche essenziali che sono assenti (“la ditta non consegna”) o “contingentati”, cioè ne consegnano un pezzo ogni tanto. Così farmaci antitrombotici o antiparkinsoniani, “salvavita” e così via non possono aiutare i pazienti, che affrontano un vero calvario per reperire quanto prescritto. Indagando, salta fuori la verità: i farmaci suddetti, dal momento che all’estero costano molto di più, vengono dalle ditte, dai grossisti o da farmacisti stessi, “accaparrati”, ceduti al miglior acquirente. La politica dei prezzi in Italia è sbagliata (una scatola di un cortisonico costa meno di un caffè, per esempio), ma uno scandalo del genere sulla pelle della gente non va passato sotto silenzio. Oltretutto pare che alle grandi catene di farmacie questi farmaci arrivino con una certa regolarità. E allora la capillarità? Le piccole farmacie devono farsi un autodafè?».
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