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La zona vinicola
Sembra che la coltivazione della vite nella zona della provincia di Messina sia iniziata addirittura nel XIV secolo a.C., in epoca Micenea, con voluminosi scambi con i Fenici all'inizio del millennio.
Con i Romani il vino messinese conobbe una celebrità unica, tanto che Giulio Cesare vole festeggiare il suo terzo consolato con questo vino, nella qualità Mamertino.
L'area viticola, posta nella parte nord orientale della Sicilia, in provincia di Messina, sfrutta le colline ripide che si affacciano sullo Stretto a 250 metri sul livello del mare, con coltivazioni esclusivamente autoctone, su terreni argilloso calcarei arricchiti anche dalle ceneri dell'Etna, ricche di sali minerali.
Il clima è chiaramente temperato ma sulle alture si producono forti escursioni termiche che favoriscono la maturazione delle uve.
Si producono vini rossi nobili, di impareggiabile fattura, dopo decenni di abbandono, grazie alla costanza e alla passione dei viticoltori della zona.
I vitigni rossi
I vitigni principali sono il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccino, ma in basse percentuali anche il Nocera, il Nero d'Avola e il Gaglioppo, detto anche Monsonico Nero, di origine calabrese.
Il Gaglioppo, coltivato in verità soprattutto in Calabria, è probabilmente di antica origine greca, importato qui ai tempi della Magna Grecia che lasciò molte testimonianze della sua civiltà sull'isola.
Prospera in climi secchi, con tendenza ad elevati contenuti zuccherini e produce vini molto robusti anche se poco fini. È coltivata anche in piccole zone del centro Italia e si sospetta una sua parentela con l'Aglianico, ma ha anche molte similitudini genetiche con il Frappato. Ha buone rese, costanti, con buccia pruinosa predilige forme d'allevamento poco espanse e potature corte.
Il Nocera, diffuso in Sicilia e Calabria, è un vitigno vigoroso, con acini dalla buccia spessa e pruinosa. Produce vini acidi, alcolici e tannici con elevate concentrazioni polifenoliche, flavonoidi, antociani e acidi organici e sali minerali. Ha un alto potere calorico, con effetti tonici ed energetici, diuretici e disintossicanti. La vendemmia viene effettuata a mano nei primi quindici giorni di settembre.
Il Faro DOC
Il Nerello Mascalese deve essere presente nelle percentuali dal 45% al 60% dell'assemblaggio, il Nerello Cappuccino dal 15 al 30%, il Nocera dal 5 al 10% e i restanti uvaggi per un massimo del 10%.
Le rese massime autorizzate sono di 10 tonnellate per ettaro, e i vini devono avere un grado alcolico minimo di 12% vol.
È prevista solo la tipologia rosso che deve avere colore rosso rubino più o meno intenso, con profumi delicati, eterei e persistenti. I gusti devono essere asciutti, pieni e di medio corpo, giustamente armonici.
Le aziende
L'azienda Palari è considerata la protagonista della rinascita di questo vino che rischiava di scomparire dopo 3000 anni di storia.
Nei vigneti attorno alla sua sede, una villa del settecento, sfrutta le forti escursioni termiche per ottenere eccellenti risultati dall'allevamento ad alberello, che consente di catturare la luce solare e ottenere la maturità fenolica ottimale. La ricerca ampelologico e cultura delle rese molto basse le hanno consentito di conseguire i cinque grappoli dell'Associazione Italiana Sommelier e riportare il Faro DOC a livelli nazionali e internazionali come ai tempi dei brindisi di Cesare e del Senato Romano.
Dai Nerello e dal Nocera produce ventimila bottiglie l'anno di assoluta eleganza.
Il vino si apre lentamente sui toni minerali, le spezie orientali, i frutti di bosco e il goudron su letti eterei.
Il palato è ben sapido, progressivo, morbido di tannini con una avvolgente concentrazione di glicerina. Lunghissimo, quasi infinito, di una classe eccezionale. Riposa 18 mesi in barrique prima di essere commercializzato, nei suoi abbinamenti ideali incontra ed esalta il sapore degli stracotti.
Le Tenute Enza La Fauci produce un fantastico Faro di 14,5% con il 60% di Nerello Mascalese, con il Cappuccino, il Nocera e un pizzico di Nero d'Avola.
Il colore rubino intenso, con riflessi violacei e granata, prelude ai profumi eterei, floreali, intensi con ampie sfumature di more, prugne, spezie e legno nobile. Sapido e ben strutturato il palato è persistente, strutturato e leggermente tannico, in piena armonia.
Servito con carni bianche o rosse, trova nei sui abbinamenti con il pesce grasso della migliore tradizione siciliana la sua esaltazione. Ghiotta di pesce spada e cernia al forno sono da provare per scoprire le potenzialità di questo vino. Anche con formaggi di media stagionatura e salumi.
L'azienda Bonavita valorizza i suoi antichi vigneti, con la produzione di un Faro DOC dal sapore nobile e la cultura biologica.
Di fronte a questo vino con la V maiuscola prodotto da vigneti posti su strati argillosi e tufi calcarei, si sprigionano profumi derivati dal 60% di Nerello Mascalese, 30% di Cappucino e 10% di Nocera.
Deve essere aperto almeno dopo un anno, ma se si ha pazienza si puo scoprire un vino dal lungo invecchiamento con qualità incomparabili.
Il colore è rubino violaceo intenso, con una venatura aranciata. Al naso sprigiona note selvatiche, pepate, macchia mediterranea e una leggera speziatura che si adagia su profumi di prugna ed elementi petrosi e minerali di grafite e terra. Al palato sapido e fresco, un po' nervoso ma ben sostenuto dal tannino. È asciutto con un gusto terroso e la lunga persistenza.
A tavola si accorda con le grandi carne rosse, il capretto al forno, il maiale alla siciliana e i formaggi ben stagionati ma anche primi piatti molto strutturati.