Fasano: cinque anni di turbolenze amministrative

Creato il 08 luglio 2011 da Trame In Divenire @trameindivenire

Consiglio comunale Fasano - Sindaco e assessori

Segni evidenti di un fallimento politico

Sin dalle sue origini, la caratteristica fondamentale dell’amministrazione Di Bari è stata l’instabilità politica. Dopo appena sei mesi di lavoro, a fine 2007, si registrarono già le prime avvisaglie che spinsero il sindaco alla revoca delle deleghe di lavoro ai suoi assessori, pur lasciando invariati i nomi.

In questi anni, continue sono state le minacce di dimissioni di assessori e gruppi di consiglieri di maggioranza. Finanche lo stesso sindaco ha più volte accennato alle dimissioni.

Nel 2009, l’assenza di ben sette consiglieri di maggioranza, in occasione dell’approvazione del bilancio, costrinse il sindaco all’azzeramento della giunta. Voci di corridoio e testate giornalistiche locali parlavano di ricatti spartitori. Il balletto delle deleghe intanto non cessava.

A poco sono servite le reiterate rassicurazioni alla città e le mediazioni politiche, ora del sindaco, ora di assessori e consiglieri per la tenuta della maggioranza che, stando a intenti e proclami di inizio mandato, avrebbe dovuto lavorare a fianco dei cittadini interpretando i bisogni reali della città. Intanto l’instabilità si è progressivamente trasformata in uno scontro generalizzato tra assessori e sfociato in più occasioni nel duro scontro verbale. In breve dalla violenza delle parole si è passati alla violenza delle mani.

Prospettive di fine mandato

Mentre il mandato della giunta Di Bari volge al termine, il rimpasto del 2009, che avrebbe dovuto soddisfare le tante anime della maggioranza, si è dimostrato inefficace rispetto gli appetiti dei più. Dopo lo scontro fisico dei primi dello scorso giugno tra gli assessori Bebè Anglani (turismo e politiche giovanili) e Giuseppe Zaccaria (bilancio), la polemica si è fatta sempre più aspra tanto da risolversi con le dimissioni dell’assessore all’urbanistica Davide Dioguardi, travolto dalle invettive del titolare del Bilancio che accusa tutti indistintamente di incapacità ad amministrare e di una classe politica indecente. Se Zaccaria non sbaglia, nel fare queste considerazioni, è chiaro che anch’egli è parte integrante della stessa classe politica.

Alle mediocri sceneggiate del Pdl si sono aggiunti i malumori dell’UDC che, con l’intervento del coordinatore regionale Curto (famoso per l’inciucio del casinò con il finto imprenditore russo e il sindaco Di Bari), il quale, decretando pubblicamente il fallimento della giunta, di cui l’UDC è parte integrante (sic!), vorrebbe aprire l’ennesima improbabile crisi.

A meno di un mese dalle dimissioni di Dioguardi si acuisce l’ennesima crisi. Questa volta le asperità riguardano direttamente il sindaco e l’assessore alle Attività Produttive Sergio Pagliara. Nel giro di una settimana, dopo il preavviso del sindaco, che esigeva spiegazioni sul suo operato, Pagliara perde la sua delega.

A ben vedere si trattava di una vera e propria azione di propaganda: il rifacimento della facciata. Pare proprio che il sindaco Lello Di Bari, dopo l’incontro con i vertici del PDL pugliese, avendo avuto il bene placido alla sua ricandidatura, abbia voluto dare un segno inequivocabile di rinnovamento politico, sacrificando elementi scomodi. E’ molto probabile che, nei mesi a venire, il giro di vite abbia un seguito. Un po’ troppo tardi rispetto allo stato di avanzamento di una crisi che dura da anni e di un programma rimasto a mala pena nelle intenzioni e nelle parole, mentre la città è in declino.

Conclusioni senza conclusione

In queste condizioni di perpetua instabilità, parlare di futuro incerto per Fasano è un eufemismo. Come se non bastasse la crisi generalizzata del paese, i nostri amministratori, dunque, non perdono tempo a dare il loro contributo negativo aggravando una situazione già difficile.

Si potrebbe pensare che la città al mal costume “c’ha fatto l’abitudine”. Al contrario non ci si è abituati affatto, soprattutto allo stallo economico e sociale della città. Per quanto la popolazione fasanese sembri apatica, indolente alla propria sorte, per quanto ci si possa trovare difronte alla complice rassegnazione di una gestione senza prospettive condivise, per quanto questo sistema si fondi sulla clientela radicata, i segni del fallimento politico e il declino del paese sono quanto mai evidenti. Nell’attesa che questo ciclo decadente si concluda, le forze di opposizione, fuori e dentro il palazzo, partiti e movimenti, in cui forte è la presenza di giovani e nuove leve della politica e della partecipazione civica, lavorano con impegno reciproco per dare alla città prospettive di rinnovamento per un futuro migliore.

Giuseppe Vinci



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