Fassino il monaco birmano

Creato il 25 novembre 2011 da Conflittiestrategie

Per dissotterrare dal suo tumulo piemontese Piero Fassino ci voleva la candidatura alle prossime elezioni suppletive in Birmania di Aung San Su kyi, leader dell’opposizione al regime militare (ormai passato dietro le quinte del potere dopo le votazioni di un anno fa) nonché paladina dei diritti umani e degli occidentali. Come dire, è bastata una “Sans Souci” fresca di galera per riportare in vita quel mucchio d’ossa che Fassino si porta dietro come un pesante fardello esistenziale. L’esponente di spicco del Pd è stato inviato speciale per l’UE in Myanmar e pare che la carica gli si sia calcificata sull’ossatura tanto da aver voluto dire la sua sulle recenti evoluzioni politiche del paese del sud-est asiatico. Naturalmente, Pietro il Lungo si augura che la Signora che ha ottimi rapporti con Washington, possa prendere in mano la Birmania, tirarla fuori dall’orbita cinese e consegnarla agli statunitensi i quali, dopo aver inviato in Vietnam la portaerei George Washington ed aver svolto esercitazioni navali congiunte con India, Filippine, Giappone e lo stesso Vietnam stanno rivendicando la propria supremazia egemonica su tutto il sistema Asia-Pacifico. La coraggiosa Lady, come la chiama Mr. Skeleton, porterà una ventata di democrazia in quel remoto mondo dove le ragioni del potente vicino con gli occhi a mandorla impediscono lo sviluppo di una sana e robusta costituzione liberale. Fassino, prima di parlare, dovrebbe pensare alla sua costituzione fisica perché ultimamente lo abbiamo visto più sciupato del solito, sarà per il duro lavoro di Sindaco o per le preoccupazioni che gli dà il partito il quale lo ha relegato cinicamente, una vera bastardata trattandosi di un uomo appeso alla pelle, ai margini della vita organizzativa. Naturalmente, Frassino, pardon Fassino, sostiene che le misure urgenti da prendere per resuscitare la collettività birmana dal suo sonno politico e civico sono il ripristino della libertà di Stampa e la sospensione della costruzione di una diga fortemente voluta dal governo cinese. Vi chiederete che c’entra la diga con la libertà e la giustizia e me lo domando anch’io. Ma così dice l’ex comunista che sembra uscito pelle ed ossa da un gulag. Piuttosto, Piero il Pero dovrebbe spiegarci come mai sia più civile fare le grandi ed invasive opere in Italia come la TAV e, allo stesso tempo, ostacolare le iniziative di Pechino per modernizzare la sua area d’influenza. A noi vanno bene invece entrambe le cose perché non abbiamo pregiudizi politici come Sua Eccellenza dei cipressi. E non ci dispiace nemmeno che egli orienti i suoi sforzi al fine di portare l’Università americana sotto la Mole, anzi proponiamo di aprire centri di ricerca e istituti scientifici d’oltreatlantico mettendoli al posto di tutte le basi Usa in Italia. Infine, al caro Sindaco, vorremmo ricordare che è nato ad Avigliana e non in Louisiana, pertanto utilizzi pure il francese nei suoi discorsi ma non si faccia bello con l’ inglese solo per sentirsi pienamente cittadino dell’impero. In ogni caso, non è regolare infilare in solo paragrafo quattro termini anglosassoni per dire sciocchezze per le quali basta e avanza la nostra lingua. Facciamo a Fassino un promemoria considerato che per adottare l’idioma dei padroni ha abbandonato quello dei padri: engagement = impegno, commitment= affidamento, impegno, institution building: edificazione istituzionale, ecc.ecc.

R.I.P., Resta in Piero e non fare il Monaco Birmano, tieni i piedi ben saldi nel suolo della terra natia che è quello che accoglierà le tue spoglie mortali mai state davvero vitali.


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