Alla fine, proprio quando speravo di tirare un sospiro di sollievo e chiudere per sempre la mia avventura al cospetto della premiata ditta O'Conner/Toretto, ho avuto un tuffo al cuore.
Inevitabilmente, assisteremo anche al sesto capitolo della saga dei due criminali dal cuore d'oro più cool - o almeno questo è quello che vorrebbero darci a bere - del pianeta in questo momento.
E dopo questo quinto, rocambolesco film, pare che i ritorni illustri dei protagonisti delle pellicole precedenti non siano giunti al termine.
Occorre però dare a Lin quel che è di Lin: sicuramente Fast Five è il capitolo migliore dai tempi del primo, sia per quanto riguarda la parte tecnica che per lo spirito con il quale si approccia il genere.
Peccato che, al contrario del loro regista, tutti i protagonisti e gli attori che li interpretano - eccezion fatta per The Rock, ovviamente - non sappiano affatto dove sta di casa la parolina magica in grado di rendere una tamarrata di genere tendente alla serie b un piccolo cult da superappassionati: (auto)ironia.
Quello che Sly e Schwarzy - ma non dimentichiamo Willis - avevano insegnato a suon di esplosioni nel corso degli anni ottanta ora pare dimenticato nelle esibizioni macho di Vin Diesel, che con il suo amicone Paul Walker non riesce proprio a risultare simpatico neppure quando lo vorrebbe disperatamente, e lascia tutte le aspettative della banda sulle spalle - neppure troppo larghe - dell'Eddie Murphy dei poveri Tyrese Gibson/Roman Pierce e di Sung Kang/Han Lue, l'unica ragione per cui sottoporsi alla tortura della visione di Tokyo drift, non solo il film peggiore della saga, ma una delle voragini cinematografiche più buie degli ultimi anni, tanto oscura che tra il pubblico al di sopra dei dodici anni pare averla apprezzata il solo Cannibale.
Trascurando il risibile script, il punto forte di quest'ultimo episodio sono senz'altro le sequenze d'azione, dalle più improbabili e spettacolari - la rapina al treno in apertura di pellicola - a quelle old school come la scazzottata tra Toretto e Hobbs, unico momento in cui lo spettro degli eighties pare aleggiare sull'operato di Lin e soci.
Ok, voglio essere generoso: lo stesso spettro palesa la sua presenza anche nel corso della gara tra i quattro amici Toretto, O'Conner, Pierce e Han nel corso della gara con le macchine della polizia rubate.
Ma non diciamolo troppo in giro, prima che sembri che possa essermi davvero piaciuto.
Ad ogni modo staremo a vedere, ora che la famiglia Toretto/O'Conner pare effettivamente pronta ad allargarsi - in tutti i sensi - cosa riserveranno gli autori per il prossimo, ormai praticamente certo capitolo, sperando che, accanto al rientro clamoroso che si prospetta, venga mantenuta l'idea sicuramente valida di Fast Five di proporre una squadra che rappresenti, in qualche modo, il greatest hits dell'intera serie, per quanto bassa la qualità della stessa possa essere.
E a proposito del team dei protagonisti una domanda mi ha tormentato nel corso dell'intera visione: pur considerato che il suddetto Tokyo drift possa essere stato considerato come un quasi irrimediabile errore/orrore dagli sceneggiatori o come una realtà alternativa nell'entusiasmante mondo di Fast and furious, come cazzo è possibile che Han sia ancora vivo!?
Ricordo, nel bel mezzo di un inseguimento con il Drift King per le strade di Tokyo, la sua macchina ribaltata prendere fuoco e saltare bellamente per aria.
Per non rischiare un esaurimento in stile Annie Wilkes in Misery parlando dei film a episodi, rivolgo dunque un appello a chiunque possa aiutarmi a trovare una risposta a questa domanda, riformulandola nello stile della psicopatica figlia della penna di Stephen King: "A uscire da quella cavolo di macchina lui non ce l'ha fatta", dunque com'è che Han ancora sgomma e si acchiappa la pericolosissima ex agente del Mossad spassandosela alla grandissima?
MrFord
"Andavo a cento all’ora
per trovar la bimba mia
ye ye ye ye
ye ye ye ye
Andavo a cento all’ora
per cantar la serenata
blen blen blen blen
blen blen blen blen."
Gianni Morandi - "Andavo a 100 all'ora" -