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[Fatevicazzimiei] Chi non muore si rivede: la triste storia dello smalto rosa

Creato il 29 aprile 2014 da Amaranthinemess @AmaranthineMess

[Fatevicazzimiei] Chi non muore si rivede: la triste storia dello smalto rosa

_Mood: excited (or scared I haven't come to a decision yet)_Listening to: Ricoveri virtuali e sexy solutudini (Marlene Kuntz)_Colour: It's peach, tonight


Non mettevo un rosino sulle unghie dei tempi della scuola elementare, difatti.
Il mio animo da figlia delle tenebre da lì a qualche anno mi avrebbe portata a ricercare per le mie unghie nuances più oscure: nero, quando ero allegra viola oppure to' bordò scuro scuro scuro ma alla tenera età di sette anni tutto quello che volevo dalla vita era guardare in pace Non è la Rai e tingermi le unghie di rosa pastello.
Mia madre, lei, la stessa che poneva veti irremovibili sulla visione di quelle quattro sgallettate (ndr) sosteneva che le bambine con le unghie colorate fossero un po' volgari. Ad onor del vero, lo penso anch'io ma adesso, vent'anni fa invece credevo che pittarmi le unghie di rosa fosse l'obiettivo ultimo della mia esistenza.
Non sono mai stata una grande scartavetratrice di palle, c'è da dirlo, ero una bambina abbastanza giudiziosa, i capricci li facevo di tanto in tanto, solo quando mi andava di farli, così, per partito preso ma la maggior parte delle volte mi lamentavo un po' per rimproveri e divieti ma poi li accettavo con saggezza e rassegnazione.
Solo due volte le mie ben misere capacità di scartavetratrice di palle sono state messe a frutto, che io ricordi: per lo smalto e per gli anfibi. Quella degli anfibi è tutt'altra storia e se un giorno capiterà ve la racconterò (non state nella pelle, eh?) ma quella dello smalto, lei, è la triste storia dello smalto rosa, ve l'ho annunciato già dal titolo ergo the show must go on (a volte mi sveglio dal mio torpore, rileggo qualcosa e mi rendo conto che i miei post hanno la stessa logica di un brain-storming, anyway).
Tanto feci e tanto dissi o, per continuare con la nostra sottilissima metafora, tanto scartavetrai le palle che i miei genitori si arresero al loro triste di destino di avere una figlia piccola con le unghie rosa pastello.
Un pomeriggio io e mio padre ci avventurammo in un negozietto a pochi passi da casa, lo chiamavamo la merceria ma in realtà vendeva di tutto, mutande, pigiami, calze, rocchetti di cotone, gadget e, ovviamente, smalti.
Uscita da quel negozio, tenetevi forte, ero una bambina felice.
Ah la frivolezza di una donna si intravede già dai suoi primi anni di vita!
Che sto qui a dirvi che quello smalto rosa pastello divenne la mia coperta di Linus, il mio amuleto, la mia inestimabile ampollina di ambrosia? Nah, non ci dilunghiamo e non ci sdilinquiamo: ero una bambina che aveva fatto i capricci e aveva ottenuto quello che voleva e adesso mi sentivo la più figa del mondo e almeno per due ordini di motivi: perché avevo ottenuto quello che volevo e perché avevo le unghie rosa pastello.
Un attento lettore a questo punto si starà chiedendo: ma in cosa questa storia dello smalto rosa è triste?
Ebbene, come tutti gli effimeri amori bimbeschi anche quello per lo smalto rosa pastello svanì.
Non sono mai stata una persona particolarmente paziente: star lì a mettere lo smalto e aspettare poi che si asciugasse mi scocciava e non poco già alla tenera età di sette anni.
In più mi trovavo sulla soglia di quella che sarebbe poi stata la mia età da maschiaccio in cui tutte le cose rosa, tenere, da femmine sarebbero divenute solo robaccia.
E così quella dolcissima boccetta rosa opaco venne dimenticata sul fondo di un cassetto e, molti anni più tardi, quando la ritrovai, lo smalto era ormai tutto secco e il mio piccolo trofeo finì nella spazzatura, lo gettai senza pensarci poi tanto.
E con questo vi lascio, buonaserata, vado a finire di tingermi le unghie di rosa :)

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