di Maria Pia Caporuscio. In questi ultimi anni per via della globalizzazione dei mercati, si è riusciti a globalizzare anche le guerre. Guerre combattute con armi diverse e solo apparentemente meno drammatiche, ma dagli effetti devastanti sulla società civile. La mondializzazione del capitale (chiamiamolo pure
sfruttamento) ha innescato un processo di divisione profonda in tutto il mondo consistente nel trasferimento della ricchezza in poche mani e nella povertà tutti gli altri. La globalizzazione avrebbe senso se finalizzata all’utilizzo del cervello umano per un miglioramento delle condizioni di vita delle persone: come studiare insieme il modo migliore per curare le malattie, l’istruzione, l’educazione, ecc, ecc. Mentre, invece, la spartizione della ricchezza è finalizzata ai soli interessi delle multinazionali, delle banche mondiali e dei loro azionisti, con la conseguenza di un drammatico, feroce impoverimento della classe lavoratrice e un arricchimento sfrenato e senza limiti di queste èlites mondiali. Il materialista ha sempre creduto che la vita possa essere migliorata, allargata, arricchita, per cui è necessario togliere dalle mani delle multinazionali, che ragionano solo sulla base dei loro interessi, queste grandi conquiste del cervello umano e come per liberare le nazioni dall’invasione tedesca si diede inizio alla lotta partigiana, così ora per liberarci dall’invasione della finanza mondiale, si rende necessaria una resistenza civile, che non è solo un atto morale, etico, dovuto, ma una necessità per ogni persona libera. Una necessità che rompa questa gabbia, dove
la persona umana non diventi un animale il cui credo è “lavoro e obbedienza”,
costretto a dedicare a questo scopo, l’intero tempo della sua vita, ma il lavoro diventi solo una necessità che gli consenta di viverla la vita. Un uomo non fu creato per lavorare e arricchire altri uomini, ma lavorare per sé e quindi se si vuole rispettare la legge della natura, necessita
porre sul medesimo piano lavoratori e datori di lavoro, cosa impensabile per questi nuovi “padroni”. Si rende perciò necessario a questo punto, stabilire un nuovo modello di organizzazione, rigettando in toto questo attuale degenerato sistema capitalistico, anche perché i partiti politici, della rappresentanza, della stessa democrazia, nonché le organizzazioni sindacali, sono finiti nel momento che è iniziata questa mondializzazione. Un uomo deve poter vivere la sua vita senza che qualcuno lo comandi dall’alto e dopo duemila secoli è giunto il momento di iniziare a volare!