Fausto Bertinotti
Il comunismo? «Ha fallito». La cultura politica da cui si deve ripartire? «Quella liberale, che ha difeso i diritti dell’individuo». Il gesto più rivoluzionario di questi anni? «Le dimissioni da Papa di Joseph Ratzinger». L’unica delle tre grandi culture del Novecento che è in vita oggi? «Quella cattolica, che è stata rivitalizzata da papa Francesco che si sta guadagnando consenso e attenzione di mondi lontani». Parole clamorose, perché a pronunciarle è l’ultimo dei Mohicani della vecchia sinistra italiana: Fausto Bertinotti, il leader di quella che è stata
Rifondazione comunista. Un discorso-choc quello che l’ex presidente della Camera ha pronunciato a Todi il 29 agosto scorso, che in qualche modo segna il vero cambiamento epocale della politica italiana, la chiusura definitiva di quella che è stata la prima Repubblica …
Fonte:http://www.liberoquotidiano.it/news/11681057/Fausto-Bertinotti–comunista-pentito-.html
Commento di Luca Proietti Scorsoni
Ieri questo pezzo a firma di Bechis l’avrò letto non so quante volte. E ogni qualvolta giungevo all’ultimo capoverso mi dicevo: “Far tardi la notte alla mia età non è salutare. Poi ecco che Bertinotti mi diventa liberale!”. E invece quello che Pansa chiama(va?) il Parolaio Rosso da oggi in poi è un po’ meno rosso. Ma in quanto a parole non si è fatto di certo mancare nulla. Anzi. Una confessione appassionata, sincera e pure dolorosa, ci mancherebbe altro. Colui che per anni ha issato nel suo personale panteon valoriale vessilli come la lotta di classe, il materialismo storico, l’egualitarismo, la rivoluzione proletaria, l’esaltazione del Leviatano, ecc in sostanza dice: “E’ stato tutto un errore”. Non pago di questa lucida confessione, Bertinotti va oltre, riconoscendo al liberalismo la capacità di preservare, assieme al cattolicesimo, i diritti inviolabili dell’individuo e, con essi, la difesa della singola persona. Certo, qualcuno potrebbe dire: “A buon’ora!” e tutti i torti non li avrebbe visto che già ai tempi dell’Urss qualcuno era liberale e riconosceva gli orrori perpetrati dal quel regime dispotico. Ma tant’è. L’importante è arrivarci, prima o dopo. Al momento in cui scrivo non sono giunte smentite. Ed è un silenzio che rumoreggia. Ora, lungi da me l’idea che l’ex segretario di Rifondazione nell’immediato si possa mettere a tessere le lodi di Thomas Jefferson o di Bruno Leoni ma il cambio di rotta, la rivisitazione critica delle teorie giovanili e l’avvio di una differente elaborazione politica e culturale sono evidenti. Rifondazione Liberista.