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Commento: sulla strada di Damasco Tardo pomeriggio, via Amendola, Fausto Maria Pico mi passa un foglietto piegato in 4. "E' una poesia, leggila, è diversa dalle mie precedenti, pubblicala sul blog, se ti va".
Se mi va? Sono anni che, inseguendo memorie, chiedo a Fausto di farmi avere gli originali delle prime stesure delle sue poesie, quelle delle parole cancellate con un tratto di penna e riscritte. Ad altri ho chiesto e ottenuto. Fausto niente. Ora ho tra le mani questo suo foglietto: undici righe, una poesia e sotto, a penna, la firma:"FMP 2012". Forse un inizio. Ho promesso a Fausto un commento. Più che commento ne è uscito un elenco, chiave di lettura, illuminazione, improvvisa e totale. Il "vivere vorrei" (Penna, il poeta Sandro Penna, suo il "vivere vorrei" richiamato da Fausto) è anche l'Ungaretti del rugoso: "non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade".
Di suo Fausto mette la pietra, il vento. il silenzio, le voci, il cielo l'assorto cielo, le nuvole, voci di bimbi e cicale. Cicale? Ah! Le cicale, nell'icona favolistica rappresentano coloro che amano la vita, si divertono, cazzeggiano e non mettono da parte niente; vergini stolte, dunque, come quelle lassù, circondate d'oro nel voltone in Steccata, rilette come esplosione di fiducia, di gioia, di speranza, di ottimismo, di volontà al di là del bene e del male e in questo, rubando parole a Diderot, vi è "passione e ragione" nel libero esercizio dell'azione individuale.
Bentornato F.M.P.
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