La composizione, che ha una genesi frazionata nell'arco di tre commissioni successive (una per ogni lezione, trii Festival Musica di Strasburgo e IRCAM) trova il analogie ovviamente con quell'idea di unità dilatata dalla continuità operativa con cui viene costruita l'opera stessa, secondo quella procedura degli spettralisti evidenziata precedentemente, che qui si manifesta, innanzitutto nell'utilizzo del medesimo materiale, successivamente elaborato in ciascuna delle tre differenti lezioni, con un chiaro segno di continuità operativa e sviluppo lineare. Nello specifico anche la blindatura armonica della prima lezione, assolutamente inchiodata su una nota fondamentale che tale rimane per tutti i quasi quattordici minuti della sua durata, testimonia fortissimi legami con l'idea di una trance psichedelica che si poggia sull'abbandono dei sensi, sull'allargamento della coscienza, sull'apertura delle porte della percezione. Ma c'è anche un'altra analogia, forse un po' forzata, suggerita dal titolo che si richiama al disegnatore cyberpunk Gianluca Lerici (alias appunto "Professor Bad Trip"), il cui tratto stilistico inglobava, in raffigurazioni in cui era dominante un timor vacui quasi c1austrofobico, un'infinità di colpi di china precisi e simmetrici entro sagome ben definite. Anche questo suggerirebbe una rappresentazione metaforica di un mondo di suoni orientati al rapporto tra molteplice e unità, ma sembra non esserci invece alcun legame, al di là della semplice adozione di un nome che è lo stesso dello pseudonimo del disegnatore.
In realtà il ciclo trae ispirazione diretta, secondo quanto dice lo stesso Romitelli, dalla lettura di Henri Michaux e in particolare da quegli scritti e disegni nati dall'uso di allucinogeni come la mescalina. Addirittura spiega che "l'indagine sui meccanismi percettivi degli stati allucinatori è diventata il mezzo per penetrare in un universo irriducibile al formalismo claustrofobico della musica contemporanea, per una fuga lontano dall'arcadia del suono colto, pulito e ben vestito di intenzioni, ma senza corpo, né carne, né sangue; nei territori della messalina, l'educazione e il buon gusto sono assenti." (Romitelli, Professar Bad Trip, Festival Musica, Strasbourg 2000).
Mentre il referente iconografico più strettamente correlato all'opera è invece Three Studies for Self-Portrait del pittore Francis Bacon, una vera e propria partitura visuale che si basa su un'idea progettuale di fondo: la deformazione di un profilo musicale/pittorico attraverso uno stato percettivo alterato. Quanto questo approccio sia da correlare all'intimo di una cultura underground, che dagli anni '60 si muove attraverso la cultura hippie fino al mondo cyberpunk, non appare di per sé un mistero e sembra spiegare la grande simpatia e vicinanza estetica tra il compositore goriziano e il mondo più sommerso delle attuali avanguardie artistiche digitali, non solamente musicali, ma anche quelle correlate con il mondo dei media elettronici nel suo complesso. Come in Blood on the floor, Painting 1986 (2000), dove è esaltato l’aspetto violento e distruttivo della proiezione della realtà sulla finzione, anche la trilogia si ispira apertamente all’opera di Francis Bacon, in particolare alla serie dei Tre studi per un autoritratto degli anni Settanta.
Con Flowing down too slow (2001), commissionato da Art Zoyd e Musiques Nouvelles, nella scrittura musicale di Romitelli l’immaginario compositivo si è arricchito di suggestioni sonore mutuate dall’esperienza di artisti come Aphex Twin, Dj Spooky e Scanner, lasciando sempre prevalere l’aspetto ipnotico e rituale, e il gusto per il difforme e l’artificiale.
Dal suo interesse per gli aspetti sociali e artistici del mondo contemporaneo, in particolare per i mezzi e processi della comunicazione di massa, prende invece avvio Dead City Radio. Audiodrome (2003), la cui essenza è racchiusa nell’opera del sociologo canadese Marshall McLuhan, The Medium is the Message. “La percezione del mondo è creata dai canali di trasmissione: ciò che vediamo e ascoltiamo non è semplicemente riprodotto, ma elaborato e ricreato da un medium elettronico che si sovrappone e sostituisce l’esperienza reale” (Romitelli). Dead City Radio interpreta l’incubo del rapporto tra percezione e tecnologia ed è una riflessione sulle tecniche di produzione e riproduzione dei canali elettronici.
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