Favola d'Inverno

Da Pamirilla

Aden era un mastro artigiano, un falegname. Era un uomo sereno e paziente che amava il calore dei legni, sentirne la forma liscia scorrere sotto le dita e ascoltarne i racconti segreti.
Nei suoi occhi però, sul fondo, s’ intravedeva la luce contraria di una sorta di malinconia.
Anche Samila amava il profumo dei legni e le loro storie segrete.
Ogni giorno entrava nella bottega di Aden, stretta nelle scialli per ripararsi dal freddo, stringeva al petto il pacchetto di dolci che aveva appena sfornato per lui. Si sedeva in un angolo e restava a guardarlo lavorare, in silenzio.
Aden sembrava carezzare il pezzo che si accingeva a riparare; lo ascoltava con le mani per capirne l’essenza e poi lo interrogava attento con gli occhi, lo sguardo assorto.
Eliminava tacche, chiodi ed ogni elemento posticcio, protesi irritanti dovute a precedenti riparazioni che giudicava sempre troppo sommarie e rozze.
Puliva il mobile con petrolio e lentezza, lo liberava di ogni sudiciume: vecchie colle e vernici di finitura rovinate dal tempo. Riparava incertezze e sbandamenti e poi ridava il colore e infine la luce con i lenti movimenti rotatori della lucidatura. Infiniti, continui, inesorabili, pazienti.
Samila, osservandolo al lavoro e seguendo i suoi gesti, perdeva consapevolezza del Tempo, il Tempo fittizio degli orologi e dei giorni, e aspettava quel momento, il suo, che ancora non era arrivato.
Sedeva e aspettava.

Un giorno di vento la campanella della porta della bottega di Aden annunciò visite ma l’artigiano non distolse subito gli occhi dal suo lavoro.
Quando alzò il viso, occhi di smeraldo e diamanti gli gelarono il sangue nelle vene e nell’impatto con quello sguardo affilato e felino il cuore subì uno sbalzo tale da battergli in testa.
Lei gli chiese consiglio su un certo suo secretaire. Il sorriso indecifrabile: timido e deciso allo stesso tempo. Aden riusciva a malapena a capire le sue parole, rapito dallo sconcerto; un ronzio gli fischiava nelle orecchie e il battito del cuore stentava a tornare regolare.
Gli sembrò che quelle ciglia lunghissime gli carezzassero il viso anche se non poteva mai essere vero.
Poi lei uscì dalla bottega e sparì nel vento, fin troppo velocemente, si rammaricò Aden.

Il vento si fece tempesta e la nave che era arrivata la sera precedente, si ritrovò prigioniera nel porto.
Mentre la maggior parte dei marinai bivaccava nelle taverne lì intorno, uno di loro decise di andare ad assaggiare la terra ferma, provare la consistenza dell’erba, bere l’acqua, dolce, del fiume.
Samila distratta e persa nelle sue fantasie, gli cadde tra le braccia. Mentre lei, confusa, si scostava goffamente abbassando il volto, per nasconderne il rossore, egli si chinò a raccogliere il pacchetto che le era sfuggito dalle mani. Ne aspirò vorace il profumo di mele, cannella e cardamomo . La fissò, occhi neri di marinaio e di lupo affamato.
Le sfiorò le mani con le sue, come per caso, e compiaciuto la vide fremere.
Samila gli porse il dolce in dono e non fu la sola cosa di sé da cui si separò, senza fermarsi a pensare neanche un istante a ciò che stava facendo.

La tempesta, l’indomani, si era fatta uragano.
Aden aveva ricevuto in consegna l’antico secretaire che occhi di pietre preziose gli aveva affidato.
Lo carezzò, socchiuse gli occhi e restò in attesa della sua musica, del suo racconto. Il cuore che di nuovo accelerava, un sorriso leggero gli piegava lievemente le labbra. Passò la mano sulle curve del legno pensando alla schiena bianca di lei, fece scivolare la mano lungo i fianchi e le gambe, le dita lievi.
A quegli occhi, no, non poteva pensare senza che il cuore perdesse il colpo.
Prese a lavorare, assaporando il momento in cui lei sarebbe venuta di nuovo. Lui le avrebbe dimostrato, con il miglior lavoro che avesse mai eseguito, la densità del suo sentimento e lei avrebbe mantenuto la promessa che, era certo, gli aveva misteriosamente fatto.

Samila non si sottrasse. Lui la spogliò nello stesso modo in cui lei soleva fare con le margherite quando le interrogava strappandone via, dolcemente, i petali.
Chiuse gli occhi e aspettò, tremando appena, il calore che sentiva avvicinarsi al suo volto farsi labbra sulle sue e poi prese il bacio. Si fece condurre, docile, fin dove era stata solo con la fantasia di un desiderio non meglio compreso.
Lo fece saziare del suo profumo di spezie e mandorla amara. Si lasciò a lui, completamente.
Uragano e poi il ciclone, a portare sentimenti confusi ed eccessivi, euforia arrogante, vertigine.

Finché le nuvole cessarono di correre impazzite, i venti si placarono e il sole occhieggiò dal suo nascondiglio.
La nave, che troppo a lungo era stata ferma nel porto, salpò in tutta fretta sulla sua rotta e si portò via quell’amante desiderato a lungo e trattenuto per così poco tempo. Tra i flutti affogarono in un secondo i sogni e le illusioni di Samila, trasportati via da una lacrima amara.




Il sole era alto a mezzogiorno quando Aden sentì la campanella della porta tintinnare.
Passo di gazzella entrò nella bottega, puntando decisa verso il suo prezioso mobile e si soffermò ad ammirarne soddisfatta l’aspetto meravigliosamente rinnovato.
Di provvedere alle cose pratiche, il pagamento e gli accordi per la consegna, lasciò che se ne occupasse il suo grasso, ricco marito, che l’aveva accompagnata proprio a questo scopo. Mentre Aden riceveva il suo, insieme ad una stretta di mano e le formalità di circostanza, lei era già volata via, allegra, nella mattina di sole.
Quando la campanella suonò ancora e la bottega tornò vuota e al suo solito silenzio, Aden sentì lo schianto del cuore, rotto in pezzi.

Per la prima volta in vita sua chiuse il negozio in anticipo e quel pomeriggio se ne andò vagando per i campi, a seminare disillusione e schegge di cuore.






In poco tempo la calma normalità di sempre riprese il suo spazio e possesso dei giorni.
Cadeva una pioggerella sottile quando Samila entrò nella bottega di Aden, come era solita fare. Aveva preparato il suo dolce preferito, quello di fichi, noci e cioccolato.
Si sedette nel suo posto preferito e si perse nel Tempo che scivolava via, guardando Aden che compiva i noti gesti lenti e sicuri.
A nessuno dei due venne un dubbio.
Rimasero in attesa.
In attesa.
In attesa……

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