Il gioco ha funzionato, ma siamo giunti alla resa dei conti: a una settimana dal Giro d’Italia 2012, Ivan Basso ha sciolto le riserve in merito alla sua partecipazione (anche Nibali, principale alternativa a disposizione dello sponsor, ha retto la finzione salvo dissipare ogni dubbio dopo una Liegi da protagonista rivelando “correrò il Tour”) ed ha ottenuto dai direttori sportivi una formazione piena di gregari per tutte le occasioni: dai passisti – Maciej Bodnar, Paolo Longo Borghini e Fabio Sabatini – necessari per tenere cucita la prima parte di gara agli scalatori – Valerio Agnoli, Eros Capecchi, Damiano Caruso, Cristiano Salerno e Sylwester Szmyd – imprescindibili per avere in mano le operazioni negli ultimi 7 giorni.
Le sensazioni lasciate nelle gambe e nella mente dal Giro di Romandia 2012, al di là del piazzamento di Szmyd (lo scorso anno un fantasma, ma da gennaio una vera funicolare: sarà il suo gregario di riferimento), non possono che far sperare in bene il buon Ivan Basso, ormai dimentico dei fantasmi di mesi in cui non andava neanche a spingerlo: il ritiro sul vulcano Teide è stato la miglior medicina in vista del Giro d’Italia 2012; la motivazione aggiuntiva, invece, gli deriverà dalla possibilità di scrivere il proprio nome nella storia del ciclismo e della Corsa Rosa con – qualora riuscisse ad ottenerlo (come spero io, che ho l’autografo in camera) – il terzo successo in carriera.