Così nella giornata d'apertura una delle fotografie simbolo di un Paese "sempre sul crinale, inclinato, in bilico" (parole di Fazio) sarà quella del treno deragliato ad Andora, immalinconito su un lato e bloccato lì da un mese. E' la linea ferroviaria che collega Italia e Francia, è la via che porta a Sanremo, ma sono trenta giorni che la strada è spezzata, e per almeno un altro mese - pare - sarà ancora così. In attesa della rimozione dal mare, il treno resterà lì fino a quando la collina che si è sciolta sopra di lui non sarà messa in sicurezza. Un monumento arrugginito a un Paese fermo, quotidiano ricordo di un'immobilità, con cui facciamo i conti tutti i giorni, una metafora dell'Italia che casca a pezzi.
Mercoledì tra i presenter - sono 14, uno per cantante, a loro spetta annunciare quale dei due brani presentati da ogni cantante in gara andrà in finale - ci sarà Gian Antonio Stella, firma del Corsera, che racconterà di luoghi belli e degradati, lasciati all'incuria, abbandonati a se stessi. Il patrimonio italiano che diventa cronaca solo quando va a pezzi, un argomento trattato spesso da Stella che ha denunciato i tesori sprecati che l'Italia non valorizza: dai crolli di Pompei ai palazzi che si sgretolano nei centri storici cittadini (da Taranto alla Vucciria di Palermo), alle mura antiche che si sbriciolano alla prima acqua.
E' anche un omaggio a La grande bellezza di Sorrentino, che se non fosse a Los Angeles per gli Oscar, si accontenterebbe di Sanremo. Così anche la scenografia risponde allo stesso criterio. Realizzata da Emanuela Trixie Zitkowsky, rappresenta un palazzo del '700 italiano con il suo salone della musica, una stanza che per colpa del tempo e della sciatteria ha perso smalto.
Come ha spiegato la scenografa, "è un omaggio alla bellezza maltrattata dell'Italia, alle cose meravigliose che lasciamo deperire. Ma è anche un augurio: attraverso un ipotetico restauro la musica torna a suonare, la sala torna a rivivere". Lo ha sottolineato anche Fazio: "Il salone settecentesco che si vedrà dietro l'orchestra racconterà una grande bellezza trascurata. Un luogo che si intuisce meraviglioso, che custodisce memorie, che è tutto ciò di cui siamo fatti e che abbiamo lasciato andare.
A proposito di bellezza, ad aprire la terza serata, giovedì sera, sarà il maestro Diego Matheuz che dirigerà l'Orchestra della Fenice in un brano di Mozart, omaggio al grande salisburghese e a quell'orchestra a lui intitolata, nata a Bologna per volontà di Abbado. "Salirò sul palco dell'Ariston, ha dichiarato Matheuz, per portare alla vasta platea di Sanremo quello che è stato il sogno di Claudio Abbado: portare avanti il suo impegno a salvaguardia della musica, dell'arte, della cultura. Il miglior modo di onorare la sua memoria è continuare a batterci per questi valori. Sarò a Sanremo in nome di Claudio e dell'Orchestra Mozart, che deve tornare a vivere". "Abbado, aggiunge Fabio Fazio, ha sempre pensato che la musica d'arte dovesse essere portata a tutti. Mi sembra quindi giusto e doveroso ricordarlo nel luogo più popolare in assoluto, il Festival di Sanremo". "Sono certo che lui sarebbe d'accordo - prosegue Matheuz -. Claudio amava la musica in tutte le sue declinazioni. 'L'importante è che sia bella', diceva lui, che non aveva pregiudizi di sorta".
Intanto - mentre per le vie di Sanremo si aggira armato di telecamera il testimone Pif, autore del Pre-festival, che da quattro giorni ondeggia in città a caccia di storie per aprire ogni serata - l'attenzione sulla giornata inaugurale è tutta per Grillo, il grande Contestatore (altro che i quattro sconosciuti che l'anno scorso fischiarono Crozza), il grande ospite a costo zero che si è comprato due biglietti e ha promesso di essere prima fuori e poi dentro il teatro. Nel caso il leader del Movimento 5 Stelle fosse in platea, che fare? Salutarlo, far finta di niente, aspettare che sia lui a manifestarsi? Un problema che non si sono ancora posti né la Rai né Fazio.