(O ano em que meus paìs sairam de fèrias)
di Cao Hamburger (Brasile, 2006)
con Michel Joelsas, Germano Haiut, Simone Spoladore
durata: 104 min.
Il calcio è malattia, passione, sacrilegio (per chi crede davvero). E' un fenomeno così totalizzante che non riesci a spiegare perchè 'ti prende' così tanto, ma sai che non puoi farne a meno. E spesso ti capita di accostare ricordi, emozioni e fatti passati ad una partita o a un campionato particolare. Almeno, a me succede.
Il film di Cao Hamburger (fantastico questo nome!) non è un film sul calcio, ma il calcio è presente in ogni situazione, come è giusto che sia (del resto siamo in Brasile). Non è nemmeno un romanzo di formazione in senso stretto, in quanto la vicenda di Mauro, ragazzino costretto a crescere troppo velocemente come tanti suoi coetanei, si interseca inevitabilmente con quella dei suoi genitori e dell'intera nazione. E' un'istantanea su un popolo oppresso eppure speranzoso, ingenuo ma mai arrendevole, che non rinnega le sue passioni e non piega la testa al regime, a dispetto di chi dipinge i brasiliani come imbelli e svogliati.
Mauro aspetta (im)paziente la finale dei Mondiali, proprio contro l'Italia, ma aspetta più di ogni altra cosa il ritorno dei genitori, forse inconsapevole di quello che sta succedendo ma pienamente convinto che la vittoria finale sarà scontata, dovuta, meritata. Perchè non può non finire così, perchè quando lotti, soffri strenuamente per qualcosa, qualsiasi cosa, questa è già una vittoria. Anche solo esserci.