Uno studio realizzato dall’Università della California, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, potrà portare allo sviluppo di test non invasivi per individuare la cellula uovo più in grado di portare a compimento una gravidanza dopo fecondazione.
Una ricerca portata a termine dalla University of California, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, potrebbe aprire nuovi scenari in merito allo sviluppo di test non invasivi volti a identificare la cellula uovo con le migliori capacità di portare a termine una gravidanza dopo fecondazione.
Gli studiosi hanno infatti evidenziato come ciascuna cellula uovo possa comunicare con l’ambiente circostante e cambiarlo mediante la secrezione di molecole segnale. Nelle ore precedenti il momento dell’ovulazione, il pattern di secrezione della cellula uovo muta completamente. Tale mutamento viene avvertito dalle cellule circostanti, la cui azione è fondamentale affinché si realizzino ovulazione e fecondazione.
Nei casi in cui la cellula uovo sia sana e sviluppata, queste molecole segnale si accumulano in modo rapido nel fluido follicolare circostante e possono essere individuate grazie a test non invasivi, cioè che non sono dannosi per la cellula uovo o per il futuro embrione. Per esempio, è stata scoperta la relazione tra l’accumulo della interleuchina 7 e la capacità della cellula uovo di maturare e di essere fecondata. Grazie a questa proprietà, i medici potranno andare a selezionare la cellula uovo con il pattern di secrezione ottimale, cioè quella più idonea a portare avanti il corretto sviluppo dell’embrione. La creazione di test non invasivi resta infatti indispensabile per rendere più efficaci i trattamenti di procreazione medicalmente assistita.
Fonte: “Galileo”