fedeltà al plurale

Creato il 26 settembre 2013 da Sara

lo stupendo e fedelissimo amico Baldo

Nessuna intenzione di parlare di tradimenti vari, politici- ideologici- erotico-sentimentali- frizzi e lazzi- cazzi e mazzi, al contrario, il pensiero si concentra sul suo speculare opposto, la-le "fedeltà". Come suona bene, che bella parola, mi piace anche tanto il suo significato, quello che ci sta dietro. In francese ancora di più, "fidélités" perché graficamente c'è il plurale che traduce  meglio la vasta gamma delle possibilità, i tanti campi in cui la parola può spaziare ed esercitare il suo fascino. Speriamo che quelle quattro consonanti e tre vocali non diventino un "caro estinto" perché il suo uso e consumo non vanno più tanto di moda, sollecitati- curiosi- eclettici- distratti- aperti al nuovo e al cambiamento come siamo diventati; le ventate di modernità spesso la spazzano via, risulta troppo faticosa, scomoda, impegnativa, spesso anche noiosa, meglio relegarla là in un angolo dove finisce tutta ricoperta di polvere. Quest'estate mi è capitato di rifletterci tanto, succede alla mia età di fare dei bilanci. Ho pensato che se mi si chiedesse di identificarmi con un animale non avrei ombra di dubbio, risponderei senza esitazione "un cane" quello splendido quattro zampe, se di pura razza bastarda ancora meglio, sempre fedelissimo al suo padrone che talvolta non se lo merita proprio di essere così amato perché è anche capace di abbandonarlo su un'autostrada torrida ai primi d'agosto, chissà come mai. Anche noi, due zampe eretti, crediamo di essere liberi e senza guinzaglio, ma in realtà dei "padroni" ce li abbiamo, eccome! Sono o dovrebbero essere i nostri valori, le cose in cui crediamo, le scelte tentate, sogni, affetti, famiglia, amici; magari sono diventati logori, magari certi hanno fatto cilecca, magari un po' ci hanno deluso, però ci hanno accompagnato per una vita, come si fa a voltare le spalle e non tenere conto che nel frattempo anche noi siamo invecchiati e non sprizziamo più scintille, abbiamo probabilmente deluso e sbagliato un bel numero di cose? Per fortuna le esperienze della storia privata e di quella collettiva talvolta insegnano qualcosa, servono a cambiare salubremente idea, ci mancherebbe altro, questo non significa "tradire" ma crescere, per fortuna una certa flessibilità aiuta, strada facendo, a correggere il tiro, ma credo che la fedeltà sia un approccio interiore che vada salvaguardato, mi sembra prezioso. Il mio caso è disperato, credo di essere inguaribilmente fedele "a priori", persino a un sassolino raccolto durante una passeggiata, alla tuta da ginnastica ormai piccola e deformata di chissà quanti anni fa, a un articolo di giornale ritagliato che ha offerto un istante di emozione, a una vecchia pentola  brunita di alluminio che usava la mamma quando faceva il budino, alla sabbia  di una spiaggia lontana ospitata in un ex barattolo di marmellata sopra una mensola; certi oggetti non hanno solo un valore servile,  ci hanno accompagnati, entrano anche loro nel nostro mondo e come tali ci invitano alla fedeltà del ricordo."Un uomo che non sa da dove viene, non sa nemmeno dove va" sostiene lo scrittore Marek Halter, invitando tutti alla riflessione, alla conoscenza  e alla fedeltà forse più fondante, quella  verso le proprie radici e la propria storia, un tema che mi sta molto a cuore e ci ritorno spesso. Marek Halter, scrittore, leader dell'antirazzismo mondiale, come molti altri prestigiosi ospiti e più dibattiti interessanti, sarà presente con una lectio magistralis alla prima edizione del festival internazionale di cultura ebraica che si terrà a Milano da sabato 28 settembre a martedì 1 ottobre e ci andrò senz'altro. Questione di ascoltare, questione di imparare, questione di pensare, questione di essere fedeli.    www.jewishandthecity.it

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